PSICOANALISI DEL GRUPPO

L’uomo è un vivente sociale, un animale che abita nella “polis”, città stato della Grecia antica, fa delle scelte e prende delle decisioni insieme agli altri. Aristotele: “zoon politicon”.

Un gruppo è costituito da individui intesi a evolversi psicologicamente in persone.

Ogni persona ha una organizzazione psichica, una sua struttura evolutiva, un suo carattere, una sua personalità, una sua gruppalità interna, una sua modalità culturale, interpretativa ed esecutiva, una sua rete di relazioni interne che dispongono verso l’esterno secondo modalità esperite e tendenti alla finalità e all’innovazione.

La coppia è un gruppo biologico e la famiglia è la cellula della società.

La famiglia ha una “organizzazione psichica collettiva” che si forma e si evolve attraverso l’interazione delle “organizzazioni psichiche” dei vari membri a cominciare dalla coppia.

La famiglia possiede, di conseguenza, una connotazione psichica originale e individuale, come se fosse una persona, incentrata sulle modalità di pensare e di agire, di intendere e di volere, di sentire e di ragionare, di interpretare e di eseguire.

Ogni famiglia possiede un “Es”, un “Io, un “Super-Io”, le istanze psichiche freudiane estese e applicate al gruppo.

Ogni famiglia ha un corredo di istinti e di pulsioni, ha una rappresentazione dei bisogni e dei desideri, ha una intimità, ha una sub-liminalità e un “principio del piacere”: istanza psichica “Es”.

Ogni famiglia ha una modalità razionale e logica, una sua vigilanza e una auto-consapevolezza, una linea di pensiero e di azione, un esercizio del “principio di realtà” e della volontà, ha una sua filosofia di vita e una sua subcultura: istanza psichica “Io”.

Ogni famiglia ha una gradazione del senso del dovere e del limite, del divieto e del tabù, della censura e della morale: istanza psichica “Super-Io”. Ogni famiglia vive al suo interno una rete di azioni possibili e tollerabili, non impedibili, che contempla e fissa la legalità al suo interno. La tensione interattiva del gruppo è volta a realizzare il valore della tolleranza.

Ogni famiglia è un’isola libera che trova il suo significato all’interno dell’arcipelago. La famiglia non è, di certo, anarchia e follia, è un microcosmo autonomo nel macrocosmo. La sua libertà è condizionata dal contesto e dalla tradizione, ma soprattutto dalle funzioni psichiche che al suo interno vedono la luce e la vita, agiscono e si evolvono.

L’istituto familiare è un gruppo umano caratterizzato nella sua formazione dalle modalità psichiche evolutive di cui l’individuo è portatore. La Psiche individuale e la Psiche della famiglia si servono degli stessi “meccanismi” e “processi” psichici di difesa dall’angoscia e sviluppano contenuti propri, sia come persona e sia come gruppo. La prima privilegia ed elabora i vissuti individuali in riguardo a se stesso e alla realtà esterna, la seconda privilegia ed elabora i temi sociali della relazione e della convivenza.

La combinazione e l’interazione delle “organizzazioni psichiche” all’interno del gruppo familiare caratterizzano la qualità dei vissuti dei vari membri e del gruppo stesso. In quest’opera educativa il condizionamento psichico delle figure genitoriali è di grande influenza e importanza per la formazione dei figli e per la trasmissione culturale dei valori. Di poi, le strutture scolastiche assolvono il compito di arricchire l’identità storica e sociale, nonché di allargare il contesto della collettività nazionale e internazionale.

I processi di identificazione e l’identità psicosociali completano il percorso educativo e formativo della persona e del gruppo.

Partiamo dalla cellula biologica della società, la famiglia, inquadrandola per comodità teorica e sempre applicando lo schematismo psichico evolutivo della persona.

Una famiglia può definirsi a prevalenza “orale”, “anale”, “fallico-narcisistica”, “edipica”, “genitale”. Il termine “prevalenza” attesta della compresenza interattiva degli altri fattori secondo incidenze minori. Lo stato puro è utopico.

La famiglia a prevalenza “orale” si connota per l’affettività e per il sentimento che mette in circolazione e fa prevalere al suo interno e che esibisce all’ambiente esterno. E’ sensibile alla perdita di questi attributi e, di conseguenza, tende a strutturare tratti depressivi. L’affabilità e la volitività, la generosità e l’afflato emotivo sono dominanti nella fenomenologia e negli investimenti sociali rispetto alle altre caratteristiche psichiche maturate nel corso della sua evoluzione. La recettività prevale sulla donazione sociale.

La famiglia a prevalenza “anale” è caratterizzata dall’esercizio dell’aggressività nel versante interno ed esterno: sadismo e masochismo. La valenza mentale è la diffidenza e la ritrosia, la valenza psichica è fobica e ossessiva con tratti paranoici. La parsimonia nel dispensare affetti ed emozioni struttura difficoltà espressive e comunicative. L’avarizia connota la degenerazione degli investimenti materiali, così come l’aggressività per difesa paranoica si può evolvere nella violenza. La famiglia a prevalenza “anale” accusa conflitti nell’acquisizione e della distribuzione dei sentimenti e dei messaggi collettivi, nonché a livello razionale tende a coltivare le sue cognizioni e le sue convinzioni. Gli scambi psicosociali sono contraddistinti dalla dialettica della chiusura e del rifiuto.

La famiglia a prevalenza “narcisista” è auto-referente e superba, onnipotente e sprezzante, ostica e fredda. Tende all’isolamento per orgoglio e pregiudizio. La sua autonomia è apparente e la sua dipendenza non viene riconosciuta in alcun settore. La rete delle relazioni è altolocata e subalterna alla nobiltà psichica e al valore del gruppo familiare. I fattori e i veicoli altruistici sono disconosciuti nella vera essenza e vengono esaltati a proprio vantaggio e a propria esaltazione. L’isolamento domina socialmente nonostante il bisogno di manifestarsi per autoesaltazione, ma la famiglia a prevalenza “narcisistica” non si accorge dell’esistenza degli altri e tanto meno del loro concorso alla formazione della società. L’autolesionismo è il nucleo psichico che si evidenzia quando viene socialmente giocato nel massimo dell’esaltazione e dell’onnipotenza. La sfida con se stessi tocca corde sensibili e l’onnipotenza si converte nell’impotenza, ma la ripartenza è la tappa successiva al fallimento.

La famiglia a prevalenza “edipica” si presenta con un tasso polemico e conflittuale molto elevato al suo interno e all’esterno. La socializzazione è importante perché è la palestra dello scontro e del valore. La critica in eccesso procura enormi difficoltà nelle relazioni e tendenza all’isolamento per molestie procurate e subite in reazione e in difesa dall’ambiente sociale. Il comportamento oppositivo denota una modalità di pensiero divergente e tendente all’originalità. L’azione è contraddistinta dalla ricerca di un coinvolgimento dialettico e competitivo, nonché dalla tendenza a vivere negli altri quelle autorità da combattere e quelle imposizioni da rifiutare. La famiglia a prevalenza “edipica” ha bisogno della società per competere e per innovare, per contestare e progredire. Ha una valenza positiva nel favorire il progresso civile tramite il confronto e lo scontro. Ha seguaci e conoscenti indifferenti per mancato investimento. La malattia della famiglia è la frustrazione delle energie investite e la penuria dei risultati, a cui consegue un tratto psichico isterico nello scarico della frustrazione sociale.

La famiglia a prevalenza “genitale” assolve pienamente la formula aristotelica dell’animale politico. E’ amorevole e razionale, ubbidisce al “principio di realtà” senza trascurare il “principio del piacere” e il “principio del dovere”. Cura l’affettività e i sentimenti, i bisogni e le riflessioni, non sacrifica alcunché della costellazione delle pulsioni e dei desideri, così come razionalizza molto bene la sfera dei limiti sociali e delle imposizioni legali. La famiglia a prevalenza “genitale” ha capacità recettiva e altruistica, assorbe e restituisce, produce investimenti sociali solidali e partecipa alle psicodinamiche politiche senza fanatismo e con tolleranza. L’Io familiare “genitale” delibera e decide con equilibrio e armonia secondo i “processi secondari” della razionalità e senza smarrire la gioia dell’equilibrio tra la Mente e il Corpo. Il suo unico rischio è proprio quello di “regredire” a forme precedentemente vissute e problematiche per l’incompletezza e la parzialità della loro evoluzione.

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