
E così non ti vedrò mai più.
E così non ascolterò più la tua voce
sussurrarmi “quando arrivi stasera”
o “casa vuoi da mangiare”,
le domande della vita di sempre,
della vita di noi due,
quelle segnate dalle ore sull’orologio della nostra cucina.
E così sei andato a trovare la mamma.
Come un ladro ti sei nascosto ai miei occhi dentro uno scafandro
e non sei venuto con me
a respirare la fresca brezza dell’Adda
dall’acqua grigia e lenta che scorre come il fango,
non sei venuto con me
a perdere il fiato per le lunghe corse
sugli argini segnati dai biancastri platani.
Mi hanno detto che il tuo corpo sopraffino è stato cremato in Friuli
e che avrò in dono un’anfora bianca ricolma del tuo nettare,
un’anfora di marmo bianco
da cui bere il sorso dei tuoi ultimi affannosi respiri,
un’anfora in cui versare i miei ultimi affannati sospiri.
Mio adorato padre,
ci ritroveremo sulle sponde dell’Adda
tra il fango e la melma che toglie il fiato
e che sporca le bianche carni di una figlia devota,
di una donna innamorata e abbandonata
da un futuro eroe nazionale degli Spedali civili di Brescia.
Silvia
…………. (BS), martedì 31 del mese di Marzo dell’anno 2020