
Cosa pensa lei dell’immunità di gregge?
Giovanni
Questa domanda mi arriva tramite whatsApp e si riferisce alla ferina strategia “clinica” prospettata dal governo inglese e crudamente espressa dal premier Johnson: “molte famiglie perderanno i propri cari prematuramente”. La teoria “scientifica”, (?), si basa sull’immunità di gregge, meglio immunità di comunità, sul fatto che il “coronavirus” colpirà la maggioranza della popolazione inglese, che quest’ultima reagirà alla malattia polmonare o morendo o sopravvivendo. I sopravvissuti conserveranno gli anticorpi per la futura possibile incursione del virus. Questa strategia si può definire una vaccinazione collettiva per malattia sopraggiunta e superata, ma questa vaccinazione nel lungo tempo non è dimostrata scientificamente. Quelli che non ce la faranno, comunque, avranno degna sepoltura e saranno benemeriti perché hanno contribuito in qualche modo al benessere, più che al Bene, della nazione. I morti saranno in prevalenza le persone anziane e le persone malate. L’immunità di comunità è dettata essenzialmente da motivi economici e logistici. L’Inghilterra non può recludersi specialmente dopo l’uscita dall’Unione europea e non ha le strutture ospedaliere per ricoverare e curare tutti i malati da “coronavirus”.
Questo è il vangelo blasfemo di Boris Johnson e del suo consulente virologo sir Patrick Vallance, nonché dal suo consulente politico Chris Whitty.
Il richiamo scientifico di tale tragica scelta verte sulle teorie di un grande britannico, Charles Darwin (1809–1882), padre riconosciuto delle dottrine evoluzionistiche, che pubblicò nel 1859 un’opera fondamentale per lo sviluppo della cultura laica e della scienza in Occidente: “L’origine della Specie per selezione naturale”. La tesi fondamentale è la seguente: la Specie si origina dalla “selezione” delle variazioni biologiche più idonee e dalla conseguente trasmissione. La “selezione” imprime un orientamento all’evoluzione. Dalla morte nasce la vita attraverso l’annientamento delle Specie e degli individui deboli e la trasmissione dei caratteri e dei tratti biologici forti. Dalla morte, dalla carestia, dalla malattia deriva l’esistenza di animali più elevati.
Questa è la sintesi del “Darwinismo”.
Ma cosa dice la Bioetica contemporanea?
I quattro principi etici dell’assistenza sanitaria sono la “beneficenza”, la “non malevolenza”, il “rispetto per l’autonomia”, la “giustizia”. La “beneficenza” prescrive l’obbligo di procurare il bene e di bilanciare i benefici contro i rischi. La “non malevolenza” prescrive l’obbligo di evitare di causare danno e dolore. Il “rispetto per l’autonomia” prescrive l’obbligo di rispettare la capacità di prendere decisioni da parte delle persone. La “giustizia” prescrive l’obbligo di onestà ed equità nella distribuzione dei benefici e dei rischi.
La strategia politica dell’ex giornalista Johnson e dei suoi degni compari non è assolutamente contemplata dalla Bioetica contemporanea. Questi quattro principi non sono minimamente assolti e tanto meno considerati, pur tuttavia bisogna riconoscere che nella strategia della “immunità di comunità” compare qualche rudimentale criterio dell’Etica utilitaristica inglese che prescrive il maggior bene per il maggior numero di persone. La moralità dell’azione dipende dalle conseguenze, non dalla singola azione in sé, dipende dall’azione in rapporto alla massimizzazione dell’utilità sociale.
Questo è quanto contengono le filosofie inglesi che da Locke e Hume arrivano a Bentham e Stuart Mill nella sezione Etica utilitaristica e a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento.
La strategia dell’immunità di comunità avveniva per “necessità naturale”, principio filosofico di Democrito, prima della Chimica e della Biologia, prima della Farmacologia e della scoperta dei vaccini. Ricordo mia madre che ripeteva quello che le avevano detto i medici: “con sei figli è meglio che la rosolia e gli orecchioni li prendano tutti e sei in una sola volta e così lei è a posto per il futuro”. Peccato che, cammin facendo e lasciando fare alla Natura, tanta gente ci lasciava le penne. Ricordo che il mio fratellino Giovanni è morto nel 1935 per una gastroenterite all’età di un anno e mezzo, è morto per un’infezione e un’infiammazione e sarebbe bastato un antibiotico per salvargli la vita.
Procediamo con le riflessioni sull’immunità di comunità, al di là delle scelte criminali e spietatamente omicide che compaiono nelle bocche di tanti protagonisti del nostro tempo.
Il Giusnaturalismo prescrive la Vita e la conservazione della Vita in universale, senza distinzione di età, di sesso, di nazionalità, di cultura e di estrazione sociale. L’oggetto del Diritto naturale è il Corpo vivente. Là dove c’è un Corpo vivente, è implicito il diritto alla Vita e alla conservazione della Vita. E di questo ho già detto nei post precedenti.
Il Codice deontologico della Scienza medica condensa l’Etica giusnaturalistica e l’Etica religiosa, laicità e sacralità insieme: la Vita va preservata e tutelata e non può essere annientata. L’Etica della scelta del diritto alla sopravvivenza, in base alla quale si privilegia la potenzialità del vivente secondo criteri vitalistici, il giovane rispetto all’anziano, non è stata ancora attuata, è stata soltanto paventata. Il quesito è il seguente: se c’è un respiratore automatico e ci sono due malati, chi sarà sottoposto alla ventilazione meccanica? La scelta del medico verterà sul giovane. Sono casi estremi ma possibili, specialmente di questi tempi che difettano i posti in Rianimazione. La scelta verte anche su quale terapia è più indicata ai due soggetti al di là dell’età anagrafica.
Dopo aver allargato la questione, torno alla domanda di Giovanni: “cosa pensa lei dell’immunità di gregge?”
E’ una strategia naturale e antica come il cucco che vanifica il Progresso scientifico ed etico.
A cosa sono serviti il Progresso e il Positivismo?
A cosa sono serviti Gesù Cristo e Buddha?
La scelta regressiva è nettamente politica e degna di un rozzo conservatore che antepone la Vita all’Economia e al Mercato. Del resto, “questi sono gli Inglesi in pace e in guerra”, avrebbero detto mia madre e mio padre dopo averli tragicamente conosciuti nella loro ferocia durante la seconda guerra mondiale.
La scelta regressiva è degna di uno dei tanti mostri che sono al potere nel mondo.
La scelta regressiva è degna di uno dei tanti ignoranti e dei tanti folli che circolano nei media anche dalle nostre parti.
Non posso dire che la scelta è “cinica”, semplicemente perché offenderei i Cinici, Antistene e Diogene di Sinope in primo luogo, il loro rigore morale e la loro saggezza.
Magari la scelta fosse di scuola cinica!