
I disturbi sessuali femminili sono la “caduta della libido”, il “vaginismo”, la “dispareunia”, la “anorgasmia”, la “ninfomania” o “desiderio compulsivo”, la “fobia della sessualità”.
Il quadro clinico è sommario e schematico, come tutte le sintesi chiarificatrici, perché ogni donna immette nel suo sintomo la personale e irripetibile formazione psichica.
Una premessa è necessaria.
Le cause delle disarmonie sessuali possono essere organiche, psicologiche e miste. Bisogna, inoltre, distinguere il disturbo principale da quello secondario o acquisito. Il primo appartiene al soggetto, il secondo è legato alle circostanze e al partner.
L’evoluzione della sessualità femminile passa attraverso le seguenti fasi: il desiderio, l’eccitazione, il potenziale evolutivo della coalizione dei sensi o “plateau”, l’orgasmo e la risoluzione.
Il “desiderio” è la rappresentazione mentale dell’istinto, “fantasma”: la pulsione avvertita dall’Es ed elaborata dall’Io. Ha sede nel corpo, “libido”, e viene esaltata dalla fantasia e dalle libere associazioni: operazioni dell’Io. Contrariamente all’etimologia, il latino “de sideribus” traduce l’italiano “dalle stelle”, il “desiderio” sale dal corpo, in esso risiede e da esso si espande, per cui si può definire la prima consapevolezza della “libido” senza le interferenze censorie e morali, nonché limitanti, del “Super-Io”. La Mente considera le sensazioni del Corpo e si appresta a fornire una risposta tramite la catena dei neuroni e la comunicazione delle sinapsi. Il sistema neurovegetativo o autonomo o involontario è in sintonia con il sistema nervoso centrale o volontario. Da questa essenziale cooperazione il desiderio sessuale acquista una sua precisa identità: la disposizione ad attivare ed evolvere la “libido”.
La “eccitazione” è il risultato dell’interazione “Corpo-Mente”, libido-fantasma: il prosieguo psicofisico del desiderio erotico e sessuale. Si attesta nel Corpo e si manifesta con una serie di modificazioni chimiche e fisiologiche: vaso-congestione e inturgidimento degli organi genitali e delle zone erogene, lubrificazione vaginale, aumento del battito cardiaco e del ritmo respiratorio. La Mente riduce la vigilanza dell’Io e percepisce le stimolazioni sensoriali e gli effetti erotici. Cresce in tal modo la benefica tensione seguendo immagini e fantasie personali e legate a modalità di eccitazione sperimentate nel corso dell’evoluzione della “libido”. Lo stato di eccitazione è in atto e passibile di essere intensificato.
Il “potenziale evolutivo della coalizione dei sensi” o “plateau”consiste in un crescendo psicofisico dell’eccitazione contraddistinto dalla forte carica pulsionale e dalla percezione del senso diffuso del piacere dalle zone genitali a tutto il corpo e soprattutto al cervello. La “Mente” è disposta a vivere i movimenti spontanei e naturali del corpo e a non esercitare alcun controllo sullo stato psicofisico in atto e che tende ad accrescersi e a raggiungere un apice, un corto circuito nervoso definito “orgasmo”. La “Mente” tende a percepire e registrare le variazioni del “Corpo”. Quest’ultimo vive i segnali dell’accrescimento del piacere accentuando le sensazioni e le vibrazioni erotiche con conseguente lubrificazione vaginale, irrorazione sanguigna degli organi genitali e della pelle, inturgidimento dei seni ed erezione dei capezzoli e del clitoride, allargamento e sollevamento dell’utero dalla posizione di riposo sul fondo del bacino, la dilatazione e la colorazione delle piccole labbra, la congestione della zona inferiore della vagina, “piattaforma orgasmica”, l’appiattimento del clitoride. Questo stato del “Corpo-Mente” è propedeutico all’orgasmo ed è passibile di controllo nell’andare e nel venire dall’orgasmo fino alla caduta della sensibilità, anestesia. Il “plateau” è una situazione psicofisica gestibile al fine di vivere e rivivere il picco erotico dell’orgasmo.
L’orgasmo è il picco erotico di cui si diceva in precedenza, è un complesso di sensazioni piacevoli e intense che partendo dalla zona sessuale si estendono a tutto il corpo. L’etimologia greca dice di una miscela di ardore e desiderio. Il “Corpo” esprime una serie di contrazioni ritmiche riflesse che coinvolgono i muscoli intorno alla vagina e al perineo e i tessuti inturgiditi della “piattaforma orgasmica”. Il clitoride è la zona da cui si irradiano le sensazioni che innescano le contrazioni vaginali. La “Mente” esige il massimo del disimpegno dell’Io vigilante e l’affidamento ai movimenti neurofisiologici dell’Es, nonché l’assenza totale della funzione inibitrice del “Super-Io”. La donna è stata chiamata in questa escalation del piacere ad affidarsi al suo Corpo e ai suoi processi involontari per “venire”, metafora popolare che si traduce in “partire e arrivare” o disposizione a una forma di “sapere di sé” tramite l’unità “Corpo-Mente”. Accettazione e fascino del proprio “Corpo” sono le condizioni psicologiche per arrivare e ripetere la miscela di ardore e desiderio, “orgasmo”, l’esaltazione dei sensi e l’affidamento della coscienza, “venire”.
La “risoluzione” si attesta nel progressivo e lento sciogliersi delle tensioni e delle contrazioni vissute durante l’apice orgasmico e provocate dall’eccitazione sessuale durante le fasi precedenti. Il “Corpo” è in uno stato di abbandono psicofisico, quasi di piacevole spossatezza, e vive la progressiva cessazione delle reazioni fisiologiche locali, specificamente sessuali. Il “Corpo”, dopo questo naturale turbamento dell’omeostasi, ritorna nello stato di tensione psicofisica necessario per riprendere le attività della propria vita. La “Mente” si riappropria della vigilanza dell’Io e del “principio di realtà” dopo l’intensa esperienza del “principio del piacere”. L’istanza censoria del “Super-Io” riprende la funzione di limite psicosociale in ottemperanza al “principio del dovere”.
In sintesi si rileva che la “libido” femminile ubbidisce al “principio del piacere” attraverso la fantasia, la stimolazione, la vaso-congestione e la lubrificazione, effetti psicosomatici di “conversione” e procede evolutivamente nei turbamenti e nel ripristino dell’equilibrio psicofisico.
Escluse le cause organiche, quelle psicologiche, che possono procurare e motivare un disturbo psicosomatico della sessualità femminile, sono evidenziate in questo quadro clinico e psicodinamico. Degne di considerazione saranno i seguenti fattori: la variazione dello stato di coscienza, l’organizzazione psichica reattiva, la posizione psichica, i meccanismi di difesa, i processi primari o funzione della fantasia, i processi secondari o funzione razionale, i tipi di conversione psicosomatica.
LA CADUTA DELLA LIBIDO
La “caduta della libido” è il disturbo più diffuso, si attesta nella progressiva riduzione del desiderio sessuale e nella indisposizione al coito e a tutte le pratiche erotiche. Si tratta di un’istanza depressiva che coinvolge espressamente la fase dell’eccitazione con una mancata o parziale risposta a uno stimolo erotico adeguato. La donna possibilmente sente il desiderio sessuale, ma inibisce l’eccitazione. La lubrificazione non avviene o si riduce con il procedere del coito insieme all’inturgidimento e alla vaso-congestione vaginale. Manca il coinvolgimento erotico anche in presenza di eccitazione. Quest’ultima è vissuta in maniera meccanica e non attraente perché viene inibita la percezione del piacere: anestesia isterica.
Le cause della “caduta della libido” si attestano in “traumi reali” che evocano i “fantasmi” collegati alle varie “posizioni psichiche”, nello specifico e in prevalenza quelle “genitale” ed “edipica”: investimento e coinvolgimento affettivo, conflittualità con i genitori. Essendo inibita anche la masturbazione, si conferma una forma di autolesionismo legata alla “posizione anale” e all’esercizio della “libido sadomasochistica”.
Sono, inoltre, chiamati in causa i seguenti “meccanismi” e “processi” psichici di difesa dall’angoscia: il ritiro primitivo, il diniego, il controllo onnipotente, il disinvestimento e il controinvestimento, la formazione di sintomi, la conversione isterica, la traslazione, l’isolamento, l’annullamento, lo spostamento, l’intellettualizzazione, la moralizzazione, il volgersi contro il sé, l’acting out, la sublimazione.
Le istanze psichiche chiamate in causa sono l’Es, l’Io e il Super-Io. Le pulsioni erotiche e sessuali dell’Es non sono ammesse e riconosciute, il controllo e la vigilanza razionale dell’Io sono coinvolte ed esaltate, la censura morale e l’imposizione del limite da parte del Super-Io sono massicciamente presenti e determinanti.
I “processi primari” sono esclusi a vantaggio dei “processi secondari”: le fantasie erotiche e sessuali lasciano il posto ai ragionamenti e alle giustificazioni sulla “caduta della libido”.
La variazione dello stato di coscienza è ferma all’autocontrollo vigilante. La donna non si abbandona alle sensazioni e si tiene ferma alle istanze dell’Io vigilante.
Le cause si attestano in traumi dell’infanzia e dell’adolescenza, sentimento di avversione verso il maschile, pulsione omosessuale, travaglio e parto, menopausa, violenza sessuale, trauma d’organo, fantasie d’incesto, tratto depressivo, conflitto di coppia, avversione e pregiudizio verso la sessualità. La “caduta della libido” e dell’eccitazione ha un significato psicodinamico che va individuato e razionalizzato con una psicoterapia analitica.
Le “organizzazioni psichiche reattive” privilegiate e coinvolte sono la “narcisistica”, la “schizoide”, la “paranoide”, la “masochistica”, la “ossessiva”.
IL VAGINISMO
Il “vaginismo” si attesta nella contrazione involontaria dei muscoli pelvici e vaginali con impedimento alla penetrazione e a qualsiasi manipolazione, tra cui anche gli interventi ginecologici e chirurgici. E’ una difesa automatica dalla violenza immaginata, più che subita. Il “vaginismo” non esclude le pratiche sessuali orali o anali, dal momento che il conflitto è legato a filo doppio con la vagina. Quest’ultima, essendo l’organo sensibile e debole, esclude la masturbazione. Il “vaginismo” può essere permanente o acquisito o situazionale: da sempre, con un partner, in determinate circostanze. Le cause sono prevalentemente legate ai “fantasmi” elaborati nella “posizione anale” e “fallico-narcisistica”. Queste donne sono molto seduttive e tendono a supplire alle loro problematica sessuale, vissuta come inferiorità, con l’azione, meccanismo di difesa primario della “messa in atto”, “acting out”. In tal modo rafforzano il conflitto con l’insuccesso. Nell’adolescenza hanno immaginato il coito come violento, ridestando le fantasie sulla “libido sadomasochistica”, e lo hanno associato a un “fantasma di morte” con la conseguente angoscia che intercorre puntualmente nel momento della penetrazione o della manipolazione della vagina. Queste donne hanno, inoltre, operato una “identificazione” nel padre in alleanza difensiva con il nemico durante la “posizione edipica”. Questo meccanismo di difesa porta alla sindrome di Afrodite, la dea fallica e oltremodo fascinosa che attendeva nel mondo greco antico alla seduzione erotica del maschio. Il “vaginismo” non comporta la “caduta del desiderio” e la “eccitazione”, nonché lo stato evolutivo della coalizione dei sensi. Le donne affette da “vaginismo” vivono l’attrazione erotica verso il maschio e le conseguenti secrezioni vaginali in maniera anche intensa e direttamente proporzionale al loro senso di inferiorità, ma non riescono a concepire la penetrazione, perché scatta la caduta del “plateau” erotico. La masturbazione clitoridea è possibile e, di conseguenza, conoscono la fase della “risoluzione” progressiva con il ritorno alla normalità. Possono avere orgasmi ripetuti con la masturbazione. Le donne affette da “vaginismo” hanno facilità a variare lo stato di coscienza nella vita normale perché hanno una propensione isterica, parlano con il corpo. Soltanto la pratica sessuale le trova vigilanti sul fatto che non avvenga la penetrazione. L’Io vigilante si schiera contro le pulsioni dell’Es e il Super-Io rafforza l’inibizione con i sensi di colpa.
La “organizzazione psichica reattiva” è prevalentemente “orale” e “anale” e manifesta la notevole propensione a parlare con il corpo: isteria di conversione.
I meccanismi psichici di difesa dall’angoscia usati sono prevalentemente la “rimozione”, la “formazione di sintomi”, lo “sdoppiamento dell’imago”, la “sublimazione”, la “regressione”, la “razionalizzazione”, la “legittimazione”, la “assoluzione”, la compartimentalizzazione”, la “moralizzazione”, “l’annullamento”.
Le donne affette da questo disturbo hanno fantasie sessuali che provvedono opportunamente a “razionalizzare” di fronte alla possibilità del coito.
LA DISPAREUNIA
La “dispareunia” è collegata al “vaginismo” e consiste nella dolorosità per contrazione involontaria dei muscoli che la donna avverte nell’area vaginale all’atto della penetrazione e soprattutto durante il rapporto sessuale.
Le cause sono legate a “traumi reali” e ai “fantasmi” elaborati durante la “posizione anale”, “fallico-narcisistica”, “edipica” durante il periodo critico dell’adolescenza. Elenchiamo le cause: rifiuto della madre anaffettiva e dipendenza, educazione religiosa rigida, assenza di educazione sessuale, trauma da gioco erotico durante l’infanzia e l’adolescenza, violenza sessuale, trauma da pedofilia, trauma da visita ginecologica e da intervento chirurgico, somatizzazione d’ostilità repressa verso il maschio e verso il partner, trauma da travaglio e da parto. Pur tuttavia, queste donne non vogliono assolutamente esser da meno delle altre, con cui oltretutto sono in competizione, e si prestano alla penetrazione nonostante l’insorgenza e la persistenza del dolore. In tal modo sono orgogliose di essere ricercate anche se il prezzo da pagare è la sofferenza: “posizione anale” e “libido sadomasochistica”, nonché “posizione fallico-narcisistica” con relativa “libido” auto-gratificante”.
Le donne affette da “dispareunia” vivono il desiderio sessuale e raggiungono uno stato di eccitazione, anche in grazie all’esaltazione della “libido sadomasochistica”, che provvedono a ridurre attraverso la convinzione consapevole della dolorosità e della sofferenza. Il “plateau”, l’evoluzione progressiva dei sensi che porta all’orgasmo, viene bloccato dal dolore in caso di penetrazione e di coito. L’orgasmo non viene raggiunto, così come la risoluzione progressiva dell’eccitazione psicofisica.
La variazione dello stato di coscienza è riservata allo stato iniziale dell’eccitazione sessuale. Di poi subentra la paura della sofferenza e il ripristino dell’autocontrollo. In caso di coito la donna è psicologicamente intenta a sopportare e ridurre possibilmente il dolore attraverso autoinduzione naturale di anestesia.
Le “organizzazioni psichiche reattive” coinvolte nella “dispareunia” sono “orale” e “anale”: forti bisogni affettivi e disposizione al sadomasochismo.
Le “posizioni psichiche” richiamate dalla “dispareunia” sono la “orale”, la “anale” e la “fallico-narcisistica” e la “edipica”. La “posizione “genitale” è subordinata alle altre: affettività, sadomasochismo, orgoglio da percezione d’inferiorità, conflittualità con il padre e la madre.
I meccanismi psichici di difesa dall’angoscia usati sono prevalentemente la “rimozione”, la “formazione di sintomi”, lo “sdoppiamento dell’imago”, la “sublimazione”, la “regressione”, la “razionalizzazione”, la “legittimazione”, la “assoluzione”, la compartimentalizzazione”, la “moralizzazione”, “l’annullamento”.
Le donne affette da questo disturbo hanno fantasie sessuali che provvedono opportunamente a “razionalizzare” di fronte alla possibilità del coito.
IL DESIDERIO COMPULSIVO
La “ninfomania” o “desiderio compulsivo” si attesta in un bisogno irrefrenabile di avere rapporti sessuali funzionali esclusivamente all’eccitazione e all’orgasmo: nessun tipo di “libido genitale” o donativa. Il partner viene vissuto come strumento del proprio piacere. Si può definire la “ninfomania” una forma di dipendenza psicofisica. Il “desiderio compulsivo” comporta il bisogno di frequenti rapporti sessuali e la ricerca ossessiva di fantasie e di orgasmi. Queste donne sono sensibili a stimoli interni ed esterni, autoeccitazione tramite fantasie ed etero-eccitazione tramite manipolazione. La “ninfomania” esorbita dal normale appetito sessuale perché amplifica la “libido” fino alla compulsione, alla perdita dell’autocontrollo e alla necessità dell’appagamento anche tramite ricorso a prostituzione e a rapporti occasionali. La compulsione inappagata traligna e si converte in angoscia depressiva. Gli attributi psichici di queste donne sono il “sadomasochismo” della “posizione anale”, l’esibizionismo della “posizione fallico-narcisistica”, la minimalità della “posizione genitale”, la riduzione dell’autocontrollo con la crisi della istanza razionale “Io” a favore dell’istanza pulsionale “Es”, nonché l’assenza della funzione inibitoria del “Super-Io”. La “ninfomania” comporta un deficit dei normali meccanismi di regolazione degli impulsi sessuali a causa di una errata modulazione collegata al vissuto del corpo e delle relazioni. Il desiderio sessuale compulsivo si origina in gruppi familiari qualità opposte: gruppo rigido e anaffettivo o gruppo immorale e intrusivo. La “ninfomania” si valuta come una forma di dipendenza dall’attività sessuale e speso si forma all’interno di famiglie che hanno pendenze irrisolte con l’alcool, il gioco, il cibo e altro. La radice della ninfomania è depressiva e il fantasma collegato è di “perdita”. La “ninfomania” eccede nel desiderio, nell’eccitazione, mantiene un “plateau” elevato, richiede orgasmi vari e ripetuti, ha una soglia di risoluzione dell’eccitazione alta per cui può rivivere un altro orgasmo con facilità durante lo stesso rapporto.
La “ninfomania” è dotata di una estrema facilità e repentinità a variare lo stato di coscienza. La “organizzazione psichica reattiva” richiamata è “fallico-narcisistica” e si accompagna a una disposizione all’esercizio della “libido sadomasochistica”. La “posizione psichica” esaltata è la “fallico-narcisistica”: autocompiacimento e potere del corpo. La fantasia prevale nettamente sulla ragione. L’autocontrollo è precario. I “meccanismi psichici di difesa” dall’angoscia usati sono la il “ritiro primitivo”, il “diniego”, il “controllo onnipotente”, la “scissione delle imago”, la “rimozione”, la regressione”, “l’isolamento”, “l’annullamento”, “l’acting out”, la “sessualizzazione”. La “ninfomania”, con l’esaltare la “libido fallico-narcisistica” in esorcismo del “fantasma di morte” collegato alla perdita depressiva delle sensazioni del corpo, incorre nella depressione più spietata quando viene frustrata e vanificata per varie ragioni, per cui la compensazione difensiva dell’angoscia è importante e salvifica dalle spire maligne della depressione.
LA FOBIA DELLA SESSUALITA’
La “fobia della sessualità” si attesta in un’avversione immotivata e innaturale nei riguardi dell’attività sessuale di qualsiasi tipo. Si tratta di una difesa dall’angoscia di vivere e di svolgere qualsiasi esperienza riguardante le pulsioni erotiche e sessuali espresse dall’Es. Del resto, trattandosi di fobia, viene operata una “traslazione” difensiva del vero oggetto d’angoscia nella sensibilità del corpo. Il rifiuto della “libido” va dal bacio, “orale”, alla penetrazione, “genitale” e comprende tutta la gamma dell’attività erotica, epiteliale, sadomasochistica, narcisistica con surrogati vari ed eventuali. Il meccanismo principale di difesa dall’angoscia della sessualità è la “negazione”. Queste donne non sono asessuate, tutt’altro, ma entrano in panico nel momento in cui si imbattono in situazioni che possono avere un risvolto erotico e sessuale, situazioni in cui la sensibilità e la sensualità del corpo possono essere protagoniste. Queste ultime fungono da causa scatenante di una crisi psicofisica, timor panico con conversioni isteriche, come se rievocassero traumi subiti e fantasmi elaborati sul tema violenza sessuale. Questa inibizione è rivolta al maschio e si risolve in un’avversione verso qualsiasi uomo che può diventare causa di dolore e non di piacere, può scatenare una crisi isterica d’angoscia e di timor panico. Un ulteriore problema si attesta sul fatto che in prevalenza queste donne sono particolarmente belle e attraenti, la sindrome della modella, e quindi particolarmente ricercate e fatte oggetto di seduzione da parte del maschio. La psicodinamica della donna bella e attraente si spiega con la convinzione erronea e difensiva che il maschio cerca il suo corpo e non la sua mente. Si ritengono poco intelligenti e valutate soltanto per la bellezza di un corpo che fondamentalmente non accettano. Hanno alle spalle famiglie molto rigide a livello morale e affettivo. Nell’infanzia e nell’adolescenza non sono state educate a vivere il corpo e i suoi diritti in maniera naturale e gratificante, ma sono state costrette a reprimere impulsi e desideri. Hanno formato in tal modo un “Super-Io” molto rigido con censure morali sconsiderate e un “Io” oltremodo vigilante per non cadere nelle tentazioni delle pulsioni dell’”Es”. Hanno, di conseguenza, strutturato un nucleo paranoico con la paura di essere oggetto di minaccia e di aggressione. Il desiderio sessuale è stato inibito nell’infanzia da madri improvvide e frustrate con la prescrizione di evitare i maschi in quanto pericolosi.
Nella “fobia della sessualità” sono richiamate a vario modo e a vario titolo tutte le “organizzazioni psichiche reattive” e le “posizioni psichiche” corrispondenti..
La “orale” è chiamata in causa per la sfera affettiva e per l’incapacità ad affidarsi al proprio corpo e a un uomo.
La “anale” è implicata per la pulsione fobica. Ogni fobia comporta una sensibilità alla colpa e la conseguente espiazione richiede l’inibizione dell’esercizio della “libido sadomasochistica”. A tanto trambusto psicofisico consegue la crisi di panico con l’avvento dell’azione devastante del “fantasma di morte” e dell’angoscia collegata.
La “fallico-narcisistica” è nettamente capovolta con il rifiuto del corpo e l’assenza del bisogno di potere e di autocompiacimento. La ragione annulla qualsiasi intervento della fantasia.
La “genitale” è chiamata in causa per il mancato riconoscimento dell’altro e dell’investimento di “libido”, per il non concedere a se stesse e il non concedersi agli altri.
I “meccanismi psichici di difesa” dall’angoscia usati sono la il “ritiro primitivo”, il “diniego”, il “controllo onnipotente”, la “scissione delle imago”, la “rimozione”, la regressione”, “l’isolamento”, “l’annullamento”, “l’acting out”, la “sessualizzazione”.
Essendo l’Io oltremodo vigilante, la variazione dello stato di coscienza è ben controllata sin dal nascere, così come sono ridotte al minimo le fantasie sessuali a favore dell’esercizio spietato della ragione.
La “fobia della sessualità” incorre in maniera privilegiata nella conversione isterica della “libido” con crisi di timor panico. Il corpo e le sue funzioni diventano il teatro della rappresentazione dello psicodramma in atto.
L’ANORGASMIA
La “anorgasmia” si traduce “assenza di orgasmo” e si attesta fisiologicamente nell’inibizione delle vibrazioni intrauterine ed extrauterine dopo un’adeguata eccitazione sessuale. L’anorgasmia si manifesta nella masturbazione e nel coito.
La definizione e la descrizione dell’orgasmo è d’obbligo per una migliore comprensione del disturbo. L’orgasmo si traduce nella massima sensazione del piacere. Questo apice psicofisico si traduce in una serie di intensi spasmi e di contrazione dei muscoli della zona anale e vaginale interna ed esterna. Particolare importanza assume la stimolazione del clitoride e della zona interna corrispondente definita punto “g” dove si concentrano tantissime innervazioni che sintetizzano il piacere in una scarica isterica. Al massimo dell’eccitazione, orgasmo, subentra il progressivo rilassamento psicofisico, mentale e corporeo. Si distinguono due orgasmi: il clitorideo e il vaginale. Nel coito spesso e in maniera ottimale avvengono entrambi con il massimo del piacere attraverso la stimolazione e lo sfregamento delle terminazioni nervose.
Le cause, eziologia, dell’anorgasmia sono molteplici e si attestano nel versante personale dei “fantasmi” e delle relazioni. Tra le prime si rileva immediatamente un “fantasma di morte” nel vivere il rapporto sessuale come una progressiva caduta della vigilanza dell’Io che porta all’incapacità di controllare le reazioni involontarie del corpo. L’orgasmo viene vissuto come uno svenimento e un lasciarsi andare alla mercé dell’altro. Di conseguenza, la donna si ossessiona durante il rapporto sessuale nella auto-osservazione dei movimenti spontanei del suo corpo e si atterrisce nel vivere il progressivo piacere che aumenta in maniera direttamente proporzionale al suo lasciarsi andare. La donna è spettatrice di se stessa fino all’astensione difensiva dal partecipare, meccanismo psichico di difesa dello “evitamento”. Il blocco psicofisico intercorre a metà rapporto e produce la progressiva secchezza vaginale e anestesia delle zone erogene.
La donna non si piace e non si sente normale, non si masturba perché è convinta di non arrivare all’orgasmo, ma è ossessionata da questo traguardo. Coltiva un “fantasma di menomazione d’organo” che poi si allarga a un generale complesso d’inferiorità e d’inadeguatezza.
Un conflitto psichico relazionale è quello “edipico”, il vissuto in riguardo al padre e alla madre. Le donne anorgasmiche hanno pendenze psichiche verso la figura paterna vissuta come fredda e anaffetiva e di conseguenza rifiutata, nonché hanno maturato una disistima nei confronti della madre su cui si sono parzialmente identificate per non incorrere in disturbi psichici gravi. La “posizione psichica edipica” è stata risolta in maniera precaria e porta la donna a ridestare un tratto “fallico”, potere e competizione, contro il maschio, oggetto del suo desiderio sessuale ma pericolo per la sua sopravvivenza. La donna anorgasmica soffre di invidia del pene, seduce come Afrodite, vuole ma si blocca, è competitiva con il maschio e facile alla rassegnazione e al compianto della sua anormalità, ha difficoltà e ambivalenze affettive, sa chiedere in riguardo al sesso ma poi si rifiuta di partecipare. Qualora si dispone al rapporto sessuale, nega a se stessa che in qualche modo può essere andato anche bene, rafforzando la sindrome d’indegnità.
L’aggressività verso il maschio è profonda e porta spesso la donna a essere compiacente alle richieste più o meno perverse per nascondere la sua inferiorità e per dimostrare all’incontrario la sua superiorità rispetto alle altre donne. La donna anorgasmica è narcisistica nella versione autolesionistica ed è carente di amor proprio. La sua attenzione ossessiva e i suoi sforzi d’investimento della “libido” sono diretti a non subire frustrazioni, castrazioni e perdite, a non ridestare il “fantasma depressivo” e i tratti psichici collegati.
La donna anorgasmica ha difficoltà a variare lo stato di coscienza dal momento che la vigilanza è imprescindibile nella sua azione fino a diventare ossessione all’autocontrollo e al controllo della situazione in cui si viene a trovare nella vita di tutti i giorni. Ha difficoltà a lasciarsi andare e a vivere i bisogni del corpo, pur avvertendo le pulsioni erotiche e sessuali specialmente in sul primo insorgere. La lubrificazione vaginale è quasi immediata in quanto la Psiche non ha il tempo di inibirla perché la sua risposta è più lenta rispetto all’immediatezza dell’istinto. Le donne anorgasmiche sono monotone nell’umore e nell’esibizione. Si mostrano spesso agli altri con spavalderia e supponenza per nascondere il loro punto debole.
Le “organizzazioni psichiche reattive” coinvolte in questo disturbo sessuale sono la “edipica” e in subordine la “fallico-narcisistica”, la “orale” e la “anale”.
La “posizione psichica edipica” è dominante nel formarsi e nell’insorgere della anorgasmia. La conflittualità nei riguardi della figura paterna e la conseguente disistima della madre sono la base profonda del disturbo.
I “meccanismi psichici di difesa” dall’angoscia coinvolti nell’anorgasmia sono il “ritiro primitivo”, il “controllo onnipotente”, la “rimozione”, “l’isolamento”, la “razionalizzazione”, la “compartimentalizzazione”, “l’annullamento”, la “legittimazione”, la “assoluzione”, “l’acting out”, la “sessualizzazione”, la “sublimazione”.
L’attività della Fantasia è ridotta rispetto all’esercizio della Ragione. La donna anorgasmica rischia di portare a degenerazione la facoltà razionale fino al limite paranoico: far pensare agli altri ciò che pensa lei.
Le istanze psichiche istruite nella anorgasmia sono “l’Io” e la consapevolezza della vigilanza e del controllo di se stessa e della situazione, il “Super-Io” e la censura moralistica della sessualità con possibilità di deroga finalizzata a nascondere la difficoltà, l’Es e il sistema delle pulsioni bloccato all’insorgere del “fantasma” di perdere il controllo.
Il disturbo dell’anorgasmia si attesta nella conversione isterica delle tensioni accumulate a causa della menomazione e dell’inferiorità.
L’anorgasmia necessita di psicoterapia a orientamento psicoanalitico dal momento che la sua radice è “edipica” e l’indagine verte su livelli psichici profondi e di particolare delicatezza. La prognosi è fausta grazie alla “razionalizzazione del fantasma” che intercorre durante il rapporto sessuale.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
I disturbi sessuali femminili non si riducono a queste utili classificazioni. Ogni donna ha una “organizzazione psichica reattiva” che integra e compensa con il minor danno possibile le caratteristiche specifiche della sua vita sessuale.
Di particolare rilievo sono i sensi d’inferiorità in riguardo al corpo e di inadeguatezza in riguardo alla capacità di relazionarsi sessualmente, la difficoltà di abbandonarsi e la paura di prendere l’iniziativa, la repressione delle pulsioni e la scarsa consapevolezza dei desideri, la presenza di sensi di colpa inopportuni in riguardo alla sessualità, i disturbi della dimensione del piacere e non specificamente sessuali.
Molto importanti sono anche le problematiche seguenti: le difficoltà sessuali del partner che si riflettono sulla donna e nell’armonia della coppia, i problemi relazionali della coppia che si riflettono sulla vita sessuale di uno o di entrambi i membri.