GLI ZOMBIE DI CHINA

LA LETTERA

Buongiorno dottore,

innanzitutto mi compimento per il Suo blog, chiaro anche per i “profani” della materia e pieno di spunti, e La ringrazio per l’opportunità che dà di interpretare i sogni.”

Cara China,

mi rassicura quello che mi dici sulla chiarezza. Gli “spunti” confermano che le conoscenze si toccano, si intersecano, si condividono e che i sogni sono sognati da dormienti e vissuti da svegli. Il “Sapere” ha “Sapore” se va condiviso e se non si tiene in un cassetto ad ammuffire. Restituisco quello che ho imparato a coloro che me lo hanno insegnato. “Profano” è colui che si trova fuori dal tempio e non ha le parole per dire la sua, per cui non gli resta che attendere nella sua veste laica che il Verbo scenda e si faccia carne. Ma noi siamo figli del popolo, ex proletari, e non attendiamo alcuna divinità che riveli la verità di un sogno che resta inafferrabile nella sua sostanza. A tutt’oggi sono convinto che della funzione onirica e del suo prezioso contenuto conosciamo soltanto una minima parte. La funzione del Cervello e della Mente resta ampiamente ignota. La Materia psichica immessa nel sogno si spiega con difficoltà e con qualche acrobazia. Non demordo e vado avanti come Amatore Sciesa di fronte alla propria casa e prima di essere affidato al plotone di esecuzione: “tiremm innanzi!”.

LA DOMANDA

Sono sempre stata curiosa di capire come mai parecchi miei sogni li vivo quasi quale spettatrice: io sono la protagonista della vicenda e vi partecipo appieno, ma al tempo stesso assisto alla scena quasi come fossi al cinema a vedere un film.

Che cosa significa questo?”

I sogni sono camuffamenti di sottili questioni psichiche che ci riguardano in pieno e che ci mettono in primo piano.

Su questo non ci piove.

Per rivivere i nostri temi intimi e privati, i massimi e i minimi, usiamo i meccanismi psichici dell’universale “processo primario”: la “condensazione”, lo “spostamento”, la “simbolizzazione”, la “drammatizzazione”, la “rappresentazione per l’opposto”, la “figurabilità”. A questi aggiungiamo i “meccanismi psichici di difesa” dall’angoscia, quelli che usiamo anche e soprattutto da svegli, per cui la verità psichica del sogno, “contenuto latente”, viene elaborata e occultata nella trama del sogno, “contenuto manifesto”. Qualora questi “meccanismi” non funzionano, scatta il risveglio improvviso sotto forma di incubo.

Il tuo sognare da spettatrice e le sensazioni di distacco emotivo ti permettono di continuare a dormire e a sognare, ma ti indicano anche un tratto psichico caratteristico della tua persona o meglio della tua “organizzazione psichica reattiva”: il coinvolgimento ragionato e ben ponderato.

Possibilmente nel vivere la tua vita tendi a usare il “processo secondario”, la Ragione e i suoi principi logici, nonché la difesa della “razionalizzazione” e la riflessione, per inquadrare i tuoi dati, siano essi “fantasmi” e siano essi concetti.

Possibilmente nella tua vita tendi a usare il “meccanismo psichico di difesa” dello “isolamento” e scindi l’emozione dal vissuto e la tensione dal fatto. Ti servi della freddezza e tendi a coinvolgerti in maniera pacata e oculata.

Possibilmente nella tua vita corrente tendi a “intellettualizzare” i carichi emotivi.

Possibilmente il tuo partecipare a metà dipende da qualche complesso d’inferiorità e da qualche senso di inadeguatezza, quasi un non sentirsi soggetto di pieno diritto e un viversi come la figlia di un dio minore.

Possibilmente procedendo spero di trovare conferma a quanto supposto.

Altrimenti vuol dire che mi sono sbagliato e mi tocca riconoscere di essere in piena fallacia.

IL SOGNO

Inoltre le descrivo un sogno parecchio frequente: devo lottare contro gli zombie che invadono la città per difendere la mia famiglia (a volte è mia madre, più spesso i miei bambini piccoli); solitamente vivo il sogno senza particolare angoscia, ma con la consapevolezza che c’è un pericolo da affrontare e che sempre i nemici sono zombie.

La ringrazio e Le auguro buon lavoro.

Cordiali saluti

China”

I sogni ricorrenti toccano i nostri punti sensibili e i nostri tratti psichici delicati. Trattano anche di problemi e di conflitti in atto e che si protraggono nel tempo impedendoci di essere occupati da altro. Nel tuo caso si presentano gli “zombie”, il simbolo della parte psicofisica che vivo male e che non riesco a rianimare, un “fantasma di morte” nella versione depressiva della perdita e della carenza di vitalità, una psicoastenia o un conflitto con il mio corpo birichino che non risponde spesso ai miei desideri e ai miei comandi.

Nel breve sogno China dice a se stessa: “devo lottare contro la mia tendenza a non fare e a non reagire alle avversità e alle contrarietà della vita, oltretutto mi sento tanto responsabile di fronte ai miei figli da difendere e a mia madre da proteggere e tutto questo carico è sulle mie spalle. Tutto questo non mi crea angoscia, ma il mio nemico principale è sentirmi priva di vitalità e sempre stanca.”

La consapevolezza stempera l’angoscia e la risolve nell’ansia, nella consapevolezza di un problema e di uno stato di persistenza del conflitto tra un desiderio di benessere e una realtà impegnativa.

Ma cosa si può nascondere dietro uno zombie?

China è una figlia, una donna, una moglie, una mamma che viene lasciata sola ad affrontare una situazione esistenziale che il sogno presenta e prospetta. E’ un classico quadro di famiglia italiana e nordica in cui la donna è dipinta con le sfumature grige, ma non quelle erotiche, quelle della caduta dell’entusiasmo e della gioia di vivere perché oberata dagli impegni e dai doveri dei ruoli, un carico che non consente spazio per se stessi. E allora China ha invertito il suo quadro e se stessa, si è messa in piedi poggiando sulla testa, le sue capacità logiche e razionali che la portano a farsi una ragione di tutto e anche di quello che non vuole e non può essere portato alla mercé dei processi logici. Ecco che si profila l’uso eccessivo della “razionalizzazione” da parte di China e la sua difesa dall’angoscia di sentirsi morta a se stessa e alle cose di una donna a vantaggio dei figli e della madre, a prosperità degli altri. China si sta esaurendo a livello psicofisico proprio con l’uso eccessivo della difesa della “razionalizzazione”, proprio poggiando sulla testa nel procedere quotidiano della sua vita e negando i piedi e i bisogni collegati alla concretezza materiale del suo essere femminile. China deve ribaltarsi e convertirsi spazialmente, deve poggiare sui piedi e prendere consapevolezza dei suoi bisogni materiali prima di procedere all’assoluzione dei bisogni altrui. China è la classica brava donna che tutela gli altri e anche gli adulti e li assolve dalle loro responsabilità. In questo senso China si vive come uno “zombie”. Del resto, per essere di buon ausilio agli altri, deve essere in gran forma e in giusta disposizione psichica. China deve riprendere le coordinate della sua vita e rispolverare la carica della “libido genitale”, il vero senso e il vero significato del donare e del donarsi senza operare alcun sacrificio della sua persona.

Resta la domanda: “se China ama gli altri, chi amerà China?”

La risposta è la seguente ed è la sola: “China amerà China!”

Se non si è fortemente dotati di amor proprio e di un buon senso dell’Io, non si può operare “genitalmente”, se non si è ben vissuta “posizione fallico-narcisistica” non si possono amare degnamente gli altri, siano essi i figli e i genitori. Questa è la vera essenza della “posizione psichica genitale” e della “libido” corrispondente, quella carica di piacere che non ha dimenticato l’affettività, il potere, l’amor proprio, il conflitto. Una China che si vuole bene, che sa di farcela e che conosce la dura legge delle relazioni si può riversare nel mare agitato della vita in attesa della bonaccia, ma soltanto per tutelare i minori e gli anziani e non certo gli adulti indolenti e opportunisti.

Questo è il sermone domenicale del pastore e reverendo Salvatore Vallone, ministro della chiesa psicoanalitica dei sogni e dei desideri.

PSICODINAMICA

Il breve sogno di China descrive il travaglio esistenziale di una donna che deve distribuirsi nell’accudimento dei figli e della madre con la sua “libido genitale” e non riesce a investire su se stessa essendosi capovolta a causa del prevalente e dominate uso del meccanismo di difesa della “razionalizzazione” e dell’uso dei “processi secondari”. China non si piace e si distacca dalle emozioni che potrebbero rendere la sua vita degna di entusiasmo e di gioia.

PUNTI CARDINE

Il nodo dell’interpretazione si attesta in “devo lottare contro gli zombie che invadono la città per difendere la mia famiglia”, “devo combattere quella parte di me oltremodo sacrificata e che si sente devitalizzata”.

ULTERIORI RILIEVI METODOLOGICI

Il “simbolo” presente e dominante nel breve sogno di China è lo “zombie”, la parte debolmente animata del proprio essere psicofisico, la perdita depressiva della vitalità e della pulsione istintiva.

Il “fantasma di morte” si condensa nella “parte negativa” della caduta delle forze e delle emozioni.

L’istanza psichica “Es”, rappresentazione delle pulsioni e dell’istinto, è manifesta in “gli zombie che invadono la città”. L’istanza psichica “Super-Io”, censura e limite, si mostra in “devo lottare contro”. L’istanza psichica “Io”, vigilanza e razionalità, “solitamente vivo il sogno”, si presenta nella consapevolezza dei temi e nella posizione di protagonista e di spettatore.

Le “posizioni psichiche” richiamate sono la “orale” perché China è sola e non avverte affetti per lei, la “genitale” perché China si sente in dovere di aiutare e proteggere.

La “regressione” è presente nei termini richiesti dalla funzione onirica.

La “sublimazione” e la “compensazione” non sono presenti.

Il sogno di China mostra un tratto psichico “depressivo” all’interno di una “organizzazione psichica reattiva genitale”: ama e protegge, ma non si sente amata e protetta.

La “figura retorica” della “metafora” è formata in “zombie”. Quest’ultimo ha la funzione di “metonimia” nel senso di significare la perdita della vitalità.

La “diagnosi” dice espressamente che China razionalizza le sue carenze affettive e investe la sua “libido genitale” nella cura dei suoi cari. Questa operazione psichica non la esime dal sentirsi poco vitale e in perdita depressiva.

La “prognosi” obbliga China a recuperare la sua “libido fallico-narcisistica” nella forma dell’amor proprio per poi investirla nell’amore verso gli altri, “posizione genitale”. China, inoltre, deve riprendersi le sue emozioni genuine e viverle senza l’esigenza difensiva di razionalizzarle stemperandone la carica vitale.

Il “rischio psicopatologico” si attesta nella degenerazione del “fantasma di morte” in una “psiconevrosi depressiva” legata alla perdita psichica di parti vitali di sé e in una caduta della qualità della vita.

Il “grado di purezza onirica” è ottimo in grazie alla brevità del sogno.

La “causa scatenante” del sogno di China è la sua costante sensazione di sentirsi stanca e di fare sempre le stesse cose: psicoastenia e monotonia.

La “qualità onirica” del sogno di China è la poderosa sintesi.

Il grado di attendibilità dell’interpretazione del sogno di China è “massimo”, per cui il grado di fallacia è “minimo”.

Il sogno di China avviene solitamente dalla terza fase del sonno REM.

Il “fattore allucinatorio” si attesta nel senso della vista.

DOMANDE & RISPOSTE

Un sogno così breve è ricco di implicazioni che si possono desumere da un simbolo o da una semplice parola colloquiale.

Cosa si può, ad esempio, tirare fuori da “zombie” oltre quello che si è detto?

Ho interpellato un mio amico e collega, Stefano, e abbiamo interagito nel modo seguente.

Salvatore

Cosa pensi della lettera-sogno di China?

Stefano

Hai detto abbastanza, ma io sono stato colpito dal fatto che questa figlia protegge la madre. Che protegga i figli è normale, ma che protegga la madre è indice di una maturazione umana non indifferente. Cosa dici tu?

Salvatore

Perbacco, eccome! Non ci avevo tanto pensato e non mi ero soffermato su questo punto. Una donna che protegge la madre ha veramente maturato al massimo consentito dalle leggi psicologiche la “libido genitale” della omonima “posizione”, ma anche portato a buon fine la “libido edipica” e ha superato a pieni voti la “posizione”. Si può veramente affermare che China ha riconosciuto la madre dopo aver vissuto la dipendenza e il conflitto nel corso della sua evoluzione psichica.

Stefano

Ma non basta e sai perché? Perché China rievoca la figura di Enea che, in fuga dall’incendio di Troia, si carica sulle spalle il padre Anchise e lo salva da sicura morte. Qualcosa di simile nella mitologia antica lo troviamo nella figura di Antigone che si mette al servizio del padre Edipo ormai cieco, ma credimi non riesco a trovare una figura equivalente nella mitologia di una figlia con la mamma. Non dimenticare che anche presso i Greci la Cultura era di un maschilismo spropositato. E allora cosa vuoi trovare di femminile in termini così nobili? Niente, io non trovo. Vedi tu che sei più vecchio e, si suppone, più esperto.

Salvatore

Ti ringrazio nel ricordarmi che ormai conto sulla groppa settantadue autunni, ma non so se sono più esperto di te sulla mitologia. Io non sono formato alla scuola junghiana, mentre tu sai di simboli, di archetipi e di ombre sicuramente in maniera più completa del sottoscritto. Intanto ti dico che la madre vecchia nessun greco se l’è mai messa sulle spalle e l’ha protetta. Però ti dico che sono tantissime le figlie che si sono prese cura delle madri nell’età senile e che le hanno servite e riverite con grande devozione e riconoscimento. Ma fortunatamente queste donne non passano alla storia e non sono ricordate. Certo China si esalta come persona e personalità nel momento in cui sente il bisogno di aiutare la madre, di disporsi “genitalmente” verso di lei, di adottarla, come dico spesso, e di sollevarla dalle angosce della vecchiaia e soprattutto dell’abbandono.

Stefano

Voglio farti ancora notare che China è una donna completa nella sua formazione perché attraversa le varie tappe o “posizioni” con disinvoltura. Dagli affetti è passata al potere, dall’amor proprio all’amore verso gli altri e il conflitto edipico lo ha ben superato. Ma cosa le manca? Le manca qualcosa nel primo anno di vita. Lì si è sentita sola e poco amata e lì ci doveva essere la figura materna. China si è portata dietro qualche carenza che l’ha fatta sentire sempre bisognosa di sentimenti buoni e che si traducono nell’immagine simbolica dello “zombie”. Allora le è mancata quella carezza della madre che oggi lei elargisce nei suoi vissuti più belli. Dei figli si può dire che normalmente li protegge assumendo un ruolo psichico maschile di combattente. Perché? Ma perché con lei c’è un uomo carente o non c’è una figura maschile valida e capace. China è sola anche se sta in tanta compagnia, ma è la classica figura di donna che fa tanto e si esaurisce nel tanto dispensare e nel tanto fare. Nel sogno di China non c’è un uomo. Significherà qualcosa? Forse non c’è stato un padre degno o forse non c’è un marito altrettanto degno di lei. Ma lei è una grande donna che resta anonima perché è normale e si è formata secondo natura.

Salvatore

Ti piace China, quasi quasi dico che ti ha suscitato un buon transfert. Cosa ti rievoca?

Stefano

Mi rievoca mia madre con mio padre. Credo che io non farò mai il sogno che ha fatto China di proteggere mia madre o tanto meno mio padre. Mi hanno allevato in maniera spartana e sono venuto fuori non certo ateniese.

Salvatore

Non a caso hai scelto il mestiere di psicoterapeuta. Sai che dietro questa figura professionale si nasconde un bambino infelice? Certo tu puoi parlare in questi termini così schietti perché hai alle tue spalle una lunga analisi, ma diciamo che anche tu alla fine hai riconosciuto i tuoi genitori come i simboli delle tue origini e tutto è andato a posto.

Stefano

Certo ne parlo così perché li ho messi nel posto giusto, ma credo che non me li caricherei sulle spalle come Enea e non li proteggerei dagli zombie come China.

Salvatore

China è una donna che della semplicità e della sintesi fa una ricchezza. Non ha bisogno di fronzoli e di merletti, è già grande di suo. Avrà tempo e modo per convertire i suoi zombie alla giusta filosofia di vita. Saprà emanciparsi da qualsiasi dipendenza.

LE PAROLE DI UNA STORIA

Silenzio.

Il silenzio è l’eccitante attesa

che le tue parole emergano,

prendano forma,

si muovano,

si atteggino,

manifestino gli occulti pensieri del tuo cervello antico,

quell’ipotalamo

che non significa lo stare sotto il letto

o la camera nuziale del cavallo.

Quali bisogni primari di sussistenza,

quali desideri affettivi di sopravvivenza

scendono oggi dalle stelle per te,

solo per te,

animula, vagula, blandula”

che mi lasci sempre in trepida attesa della danza delle tue parole

nel teatro della mia stanza,

quelle fascinose parole

che si muoveranno insolenti

e rimbalzeranno impertinenti

da un muro all’altro

alla ricerca di un piacere che sazia,

il piacere di dire,

alla ricerca di una gioia che invade,

la gioia di parlare,

alla ricerca di un orgasmo che frastorna,

l’orgasmo di crear parole.

Quali forme,

quali coreografie,

quale sintassi,

quale semiotica,

quali sensi,

quali significati

oggi tu esibirai,

o testarda bambina inascoltata.

E io insisto,

persisto

e mi consisto,

ma tu ti attesti

in un silenzio di bassa lega

per difendere la confusione mentale

di una giovane e promettente testa,

una mente di belle speranze.

Il silenzio lambisce i tuoi anni

e li lascia senza senso e senza significato,

senza quei contenuti

che un buon proletario della parola

non vuole ricordare e tanto meno possedere.

Abbasso il capitalismo mentale

e viva la povertà del dire,

la rassegnazione e il tuo silenzio.

Amen.

I tuoi silenzi e le tue parole mancate

adesso sono sospiri

che prendono forma

nell’attesa di un liberatorio turpiloquio,

un catartico sproloquio

contro il padre, la madre, lo spirito santo

e tutti i tabù messi dentro il tuo cuore

da un pederasta assassino dall’animo gentile.

Quanta rottura di palle

dentro un foglio di carta

che pretende di essere scritto dalle tue parole

e solcato dal tuo silenzio.

Se adesso segni un poderoso “vaffanculo”,

arriva la critica letteraria

con la sua benemerita censura

e il tuo foglio,

solcato dall’inchiostro di una bavosa Bic,

non avrà alcun valore sul mercato.

Se poi, esasperata e impenitente,

recidiva e testarda,

aggiungi un mezzo “porco”

o un “porco” intero

affinché la canzone risuoni meglio,

la frittata è fatta,

il licenziamento è assicurato,

l’onore è perduto

e alla fine la mamma ti punirà

per questo deplorevole e increscioso incidente diplomatico.

Tu sai della mamma,

tu sapevi che la mamma non ha mai sopportato le parolacce

e in specie nella bocca dei bambini,

figuriamoci nella bocca delle bambine.

E tu sei una bambina,

se non sbaglio.

Al di là del tuo essere trasandata e dinoccolata,

sotto i capelli corti c’è un cervello di donna.

Sì,

sì che è vero!

Del resto la tua femminilità si vede negli occhi vogliosi.

Tu sei una futura donna

e speriamo che da grande non diventi una traviata,

dico e confermo “traviata”

perché puttana non si può dire,

la mamma non vuole,

la mamma è in agguato,

la mamma ti punirà per tutto questo,

tu sai che la mamma punisce sempre e comunque

i bambini che dicono le parolacce

e massimamente le bambine.

Ma come fai tu a parlare,

se non hai imparato altro che parolacce.

Tu conosci soltanto parolacce

e non parole.

Tu parli soltanto con parolacce

e non con parole.

Tu parli con parole cariche di rabbia,

tu parli il vero parlare,

il linguaggio dimenticato

che non fai fatica a ricordare

perché non l’hai mai imparato

e ti appartiene soltanto per Inconscio collettivo.

Basta,

io non ho altro da dire e da dirti.

Ma suvvia,

adesso sciorina i tuoi panni sporchi in Arno

e sciacquali con un bel turpiloquio,

disinfetta con la candeggina le migliori gemme della lingua madre,

purifica pian pianino le parolacce

e con gli scarti intreccerai una preziosa collana

da portare in dono al tuo papà

nel tradizionale pellegrinaggio dei figli dei separati,

oggi qui, domani là.

Perché, bambina mia, ti ostini a non parlare?

Perché, bambina mia, ti ostini a non parlare della parola e delle parole?

Perché non vuoi parlare degli inutili e fastidiosi suoni

chiamati significanti,

quelli che liberamente hanno un senso

e necessariamente ingemmano un tuo significato.

Quanti segni!

Mio Dio, quanti segni nell’arca di Noè!

Altro che animali e cromosomi,

i tutori dei geni della razza secondo la loro specie,

secondo la loro specie,

secondo la loro specie.

Quanti segni nell’arca di Noè!

Parole,

solo parole,

tante parole.

Dio, quante parole!

E ognuna?

Ognuna secondo la sua lingua,

secondo la sua lingua,

secondo la sua lingua.

E tutte?

Tutte secondo la loro lingua,

secondo la loro lingua,

secondo la loro lingua.

Parole ordinate per geni,

parole ordinate per cromosomi,

parole ordinate per cellule,

parole ordinate per sinapsi,

parole ordinate per organi,

parole ordinate per apparati,

parole ordinate per funzioni,

parole ordinate per corpi,

parole ordinate per razza,

parole ordinate per cultura,

parole ordinate per civiltà.

E l’arca?

L’arca va.

Noè è un buon nocchiero,

ma la tempesta è infame.

Le acque confuse invadono le trachee,

inondano le corde vocali,

bagnano le ugole.

E allora le gole gorgheggiano

e i gargarismi fondono insieme

le parole e i segni.

i segni e le parole,

le capre e i cavoli,

Desdemona e Amleto,

Ulisse e Penelope,

Edipo e Giocasta,

il pene e la vagina,

la polenta e gli uccellini.

Così è e non hai il diritto di chiedere il perché.

E allora?

Allora addio purezza ariana,

addio per sempre,

ti ho perso e non ti troverò mai più.

Basterà un olocausto

per rabbonire il dio del vento,

Eolo il bastardo

che ha soffiato sulle parole

e le ha spinte fuori dallo stomaco e dalla mente,

le ha costrette a uscir fuori,

a emettersi in flatus vocis

come petardi puzzolenti

sparati dall’intestino retto,

significanti e significati,

armoniche armonie concettuali,

rime condensate in soavità verbali

e ritmi detti da una bocca sensuale

che bacia le parole,

le tante parole inanellate

e trasformate in collane di perle da Poseidon,

il dio del mare e degli infiniti fragori.

E alla fine?

Poi,

alla fine resta soltanto una grande confusione.

Che confusione!

Dio, che confusione!

Una torre di Babele.

Gente,

quanta gente!

Tanta gente che parla,

parla e parla,

riparla e riparla,

straparla,

emette suoni,

usa parole,

una borsa-valori di parole

che nessuno vende o compra.

Un bordello.

Dio,quanto bordello!

Una storia infinita di bordelli

dove parlano,

tutti vogliono parlare,

tutti sanno di parlare.

Il folle,

derubato del suo delirio,

osserva, tace e si addolora.

Il saggio sa di non sapere,

osserva, tace e si addolora.

Il folle e il saggio dicono di non dire più parole.

Que sais je”!

Rien!

Rien de rien.”

Cantava la Piaf

nelle maleodoranti cantine di Parigi,

nei cabaret esistenzialisti

con i pochi seni calati in un lugubre dolcevita nero.

Rien!

Rien de rien.”

Neanche parole a mimetizzare il niente,

ma solo un lontano flatus vocis

che in eco sussurra e dice:

R – I – E – N

N – I – E – N – T – E

N – A – D – A

N – I – C – H – T – S

N – O – T – H – I – N – G

Eppure,

eppure nella torre di Babele

si sono scatenate le oche:

qua-qua-quà,

qua-qua-quà,

qua-qua-quà.

E i mass media fanno in coro:

bla-bla-bla,

bla-bla-bla,

bla-bla-bla.

I profeti, i sofisti, i tuttologi,

tutti in coro fanno

quà-quà-quà-bla-bla-bla,

quà-quà-quà-bla-bla-bla

quà-quà-quà-bla-bla-bla.

Babele e Babilonia,

Sodoma e Gomorra: l’insostenibile leggerezza della parola.

E tu cosa fai?

Tu cerchi ancora un uomo saggio,

silenzioso e ignorante,

l’uomo giusto per la nostra salvezza.

Arriverà un Cristo

che si porterà sulla croce

tutte le parole dell’universo,

i quà-quà-qua,

i bla-bla-bla.

Per oggi basta,

torno dopo,

bevo un aperitivo,

un “sanbitter”,

c’est plus facile”

anche se non è poi tanto buono.

Adesso,

silenzio, si gira,

si inizia a girare il vero film,

un film finalmente muto.

Ma poi,

chissà cosa voleva dire quell’imbecille,

quel mezzo uomo che sculettava come un frufrù

in pieno centro commerciale

con una borsa di plastica ricolma di parole

e rossa come il viso di Che Guevara

nelle magliette e tra le tette di giovani donne innamorate.

Salvatore Vallone

da “La cosa parla” Il linguaggio dell’Inconscio anno 1997

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