TRA VEGLIA E SONNO

 

Caro dottor Vallone,
le scrivo quello che mi è successo tra veglia e sonno. Sicura che mi risponderà, la saluto cordialmente.
Vanessa

TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO

“E’ mattina e sto dormendo profondamente.
A un tratto mi sveglio, sono cosciente, ma il mio corpo non reagisce.
Non riesco ad aprire gli occhi, li apro a fatica, molto a fatica.
Vedo la stanza attraverso una fessura orizzontale, ma mi sforzo di aprire gli occhi perché sento che c’è qualcuno dentro la stanza e voglio capire di chi si tratta.
Sono consapevole del fatto che il mio compagno è uscito per andare al lavoro e che sono rimasta da sola in camera.
Mi prende una sorta di paura perché penso che qualcuno mi abbia narcotizzata e stia girando per la casa a suo piacimento e che forse si stratta di un malintenzionato.
Sono in posizione supina sul letto e mi sento inchiodata al materasso senza potermi muovere.
Il corpo è completamente immobile e non risponde a nessun comando.
A un tratto percepisco la presenza di qualcuno seduto sul letto alla mia sinistra che mi prende il braccio sinistro e me lo stringe con fermezza.
Con la sua presa quasi mi sorregge anche se sono distesa.
In quel momento insisto per aprire gli occhi e poterlo vedere. Impossibile, gli occhi non me lo permettono.
La mia sensazione è che quella stretta al braccio sia stata fatta da un uomo anche se non lo vedo.
Con quel gesto sento la paura attenuarsi, mi tranquillizzo e mi sembra che con quel gesto l’uomo voglia dirmi “ti sorreggo, sono qui con te, accetta il mio aiuto e non avere paura”.
Ho pensato che possa essere mio padre morto trentanni fa. Mi sono tranquillizzata e addormentata. Me ne sono fregata di avere il corpo come morto.
Non so quanto tempo è passato, ma mi risveglio di nuovo allo stesso modo.
Sono cosciente che non sto sognando e sono incapace ancora di muovermi. Stavolta non ho nessuna paura. Seduta sul letto alla mia destra vedo la figura di una donna giovane con i capelli scuri che mi guarda e mi parla.
Non riesco a capire chi sia perché è troppo buia la stanza. Questa donna mi parla e io non memorizzo nulla di quello che mi dice.
Improvvisamente mi sono riaddormentata.
Quella mattina mi sono svegliata molto serena. Da molto tempo non mi sentivo così e per tutta la giornata mi ha accompagnato la sensazione fisica di quella stretta al braccio.”

DECODIFICAZIONE – CONTENUTO LATENTE

CONSIDERAZIONI

Prima di cadere nel sonno viviamo uno stato psicofisico di piacevole torpore contraddistinto dal progressivo rilassamento del corpo e dalla libera emersione dei pensieri. Tra veglia e sonno c’è la dimensione ipnotica: tutto secondo Natura. Ypnos era un dio greco e si traduce “sonno”, era maritato, guarda caso, con la Notte. I Sogni” erano i loro tre figli, si chiamavano Fantaso, Fobetore e Morfeo e uscivano ogni notte da una porta di corno se portavano agli uomini delle “verità” o da una porta d’avorio se erano forieri di “illusioni”.
Lo stato ipnotico, quindi, è un “pre-sonno”, uno stato di “trance” che dispone al sonno attraverso la progressiva “catatonia”, caduta del tono muscolare, e la involontaria associazione di pensieri, di fantasie, di immagini. Ogni persona può partire con un tema prediletto o temuto che di poi viene naturalmente investito da una serie di libere associazioni fino al passaggio nel sonno.
A questo punto è opportuna una finestra sul sonno, il greco Ypnos.
La ricerca scientifica approda nella metà degli anni cinquanta alla scoperta dei diversi stati fisiologici che si alternano durante il sonno: il “sonno REM”, contraddistinto da rapidi movimenti dei bulbi oculari e da onde elettriche frequenti di piccola ampiezza, il “sonno nonREM”, caratterizzato da un aumento di ampiezza e da un rallentamento delle onde elettriche con assenza di movimenti oculari.
Durante la notte si passa per circa quattro volte attraverso gli stadi di “sonno nonREM” e di sonno “REM”; essi costituiscono un ciclo che si ripete per tutta la notte ogni novanta minuti.
Questi cicli non sono perfettamente simmetrici: gli stati più profondi di sonno “nonREM” generalmente vengono ridotti o saltati nell’ultima parte della notte, quando i periodi di sonno “REM” diventano più lunghi e prevalenti.
Questa può essere la ragione per cui di solito al risveglio si ricordano i sogni dell’ultima parte della notte, del mattino per la precisione.
Durante il “sonno REM”, nonostante vi sia una sorprendente assenza di tono muscolare, c’è un’intensa attività fisiologica che contrasta con la quiescenza catatonica del “sonno nonREM”.
La respirazione, il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna sono elevati e irregolari; il consumo d’ossigeno, la temperatura e il flusso sanguigno cerebrale aumentano e si ha l’erezione del pene o la contrazione vaginale indipendentemente dal contenuto del sogno.
Mentre in passato il sonno era considerato un processo essenzialmente passivo a causa della ridotta stimolazione della corteccia cerebrale da parte del sistema reticolare ascendente, la Neurobiologia ha scoperto che esso è ciclico e attivo.
Si ritiene, inoltre, che lo stato desincronizzato venga periodicamente attivato da un orologio neurobiologico collocato nel tronco cerebrale pontino.
Inizialmente la scoperta del “sonno REM” e l’associazione con il “lavoro onirico” sembrarono confermare le teorie di Freud per la paralisi muscolare e l’attivazione istintuale segnalata dall’erezione del pene e dalla contrazione della vagina; il “sonno nonREM” fu assimilato a un vuoto mentale.
Ma successivamente si è scoperta l’esistenza di “sogni REM” e di “sogni nonREM”. Questi ultimi non presentavano differenze qualitative con i primi; l’attività onirica o mentale si presentava in ogni stadio del sonno e in maggiore abbondanza rispetto alle precedenti convinzioni.
Pur tuttavia, si è rilevato che i “sogni REM” sono più eccitanti e meno logici rispetto ai “sogni nonREM”.
Questa è la sintesi scientifica sul sonno. Adesso focalizzo una sintesi altrettanto scientifica sull’ipnosi.
E’ un tipo di sonno, una condizione temporanea e reversibile di attenzione alterata, in cui si possono avere fenomeni spontanei come alterazioni della coscienza e della memoria, una accresciuta suggestionabilità, anestesie, paralisi, rigidità muscolari e alterazioni vasomotorie. Una definizione esaustiva valuta l’ipnosi uno stato di “trance”, uno stato oniroide di elevata suggestionabilità, un’alterazione qualitativa del normale stato di coscienza. L’alterazione psichica produce e spiega le modificazioni chimico-fisiche e le variazioni delle conduzioni sinaptiche. L’ipnosi è, quindi, una inibizione corticale localizzata e limitata ad alcune aree, mentre il sonno è una inibizione corticale generalizzata.
L’induzione artificiale di sonno ipnotico da parte di uno psicologo attraverso una tecnica adeguata e a-traumatica, ipnositerapia, produce fenomeni, sia spontanei e sia in risposta a stimoli e comandi, al fine di indagare, di rimuovere, di correggere, di evocare materiale e vissuti psichici, usufruendo dell’abbassata soglia di vigilanza della coscienza che rende accessibili all’analisi i contenuti delle zone psichiche più profonde e che sono state trattate dal meccanismo psichico di difesa della “rimozione”.
Aggiungo una nota personale.
Correva l’anno 1976 e si studiava l’ipnositerapia in quel di Milano e nel benemerito Istituto di indagini psicologiche. I giovani psicologi erano particolarmente attratti dagli effetti magici, più che scientifici, della tecnica ipnotica. Il professore insegnava come fare e cosa non fare, i pregi e i difetti, le virtù e i vizi della dimensione ipnotica indotta nei pazienti al fine di risolvere un disturbo psicosomatico con grande successo e riconoscimento ufficiale. Il potere che il paziente concedeva allo psicologo nell’induzione ipnotica era gratificante. Due settori erano particolarmente delicati nell’ipnositerapia: la “regressione d’età” e la “catalessi”. Il docente era moderato e insisteva nel dire che questa tecnica andava usata soltanto per fini psicoterapeutici e non per fini teatrali. In effetti, durante una seduta ipnotica succedevano cose strane: la levitazione del braccio su suggestione, la regressione all’infanzia, l’irrigidimento dei muscoli del corpo, la caduta delle tensioni, il comando post-ipnotico e altra fenomenologia lasciata al piacere e al sadismo dell’operatore. Questo è il ricordo personale.
Vanessa mi scrive e mi presenta un quadro psicofisico complesso, a metà tra ipnosi e sonno, tra coscienza e incoscienza, tra vigilanza e sogno. Il dato impressionante è la “catatonia” e la “catalessi”, la caduta del tono muscolare e l’incapacità a reagire dovuta all’irrigidimento dei muscoli del corpo e all’inibizione nervosa. Il tutto è accaduto per involontaria e inconsapevole autoipnosi e in seguito a forti emozioni. Vanessa nel passato più recente è stata colpita da episodi ed eventi che l’hanno sconquassata e hanno ridestato traumi pregressi adeguatamente rimossi o sistemati dagli altri meccanismi e processi psichici di difesa dall’angoscia. Si giustifica e si spiega in questo modo le forti tensioni che hanno determinato lo stato ipnotico e i sintomi accusati: allucinazioni, catatonia e catalessi. Per quanto riguarda il sogno inesistente, si potranno interpretare le fantasie o il “sogno a occhi non aperti” e in stato di trance ipnotica.
Non resta che seguire passo per passo questo ibrido prodotto psichico, perché, soltanto procedendo con cautela, ne vedremo e gusteremo delle belle, a conferma che la Psiche non ti fa decisamente annoiare con le sue birichinate.

SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

“E’ mattina e sto dormendo profondamente.”

Vanessa inizia il suo racconto con questa nota che merita un rilievo: al mattino non si dorme mai “profondamente” perché il sonno è leggero e si è quasi svegli. Come si diceva nelle Considerazioni, il sonno “nonREM”, quello profondo e catatonico, si è esaurito e siamo quasi svegli, per cui la memoria di un eventuale sogno è possibile e spedita. La fase “REM” del sonno è paradossale proprio perché si dorme per riposarsi e, invece, si è agitati. In questa fase è più che mai possibile la memoria del sogno. Questo esordio di Vanessa risponde alla ricostruzione che il suo “Io” ha fatto da sveglia per comporre il ricordo della trama. Pur tuttavia, se Vanessa è andata a dormire all’alba o ha passato tutta la notte insonne, la sua nota iniziale è veritiera.

“A un tratto mi sveglio, sono cosciente, ma il mio corpo non reagisce.”

Vanessa è in vigilanza, in “catatonia” e in “catalessi”. Vanessa è in “paralisi isterica”, uno stato psicofisico che si può indurre in “ipnosi”. Vanessa non si è svegliata del tutto ed è rimasta ferma allo stato ipnotico. Vanessa si è autoindotta senza sapere né leggere e né scrivere, a testimonianza che si tratta di relazioni naturali tra il corpo e la mente, tra il soma e la psiche, anche se non comuni e di normale amministrazione. Vanessa sa di sé e sa chi è, ma non riesce a muoversi. Questo stato è particolarmente ansiogeno e doloroso, è angosciante perché non sa cosa le sta succedendo e non può chiamare aiuto. Sta vivendo uno stato d’impotenza e di blocco psicofisico. Le funzioni del “sistema nervoso centrale”, la coscienza e la vigilanza, sono a mezzo servizio, mentre le funzioni del “sistema neurovegetativo o autonomo”, garanzia della vita, sono dominanti, così come avviene nel sonno. A livello psichico si ridesta in questo stato di inerzia involontaria un “fantasma di inanimazione”. Sei vivo, ma somigli a un morto, sei senza energie e pensi di trovarti nell’anticamera della fine. Di certo e di sicuro Vanessa è in “paralisi isterica”, uno stato psicofisico che da svegli si può vivere naturalmente quando il meccanismo di difesa della “conversione isterica”, per l’appunto, converte in sintomi le tensioni “rimosse” a suo tempo nelle profondità psichiche e collegate a un trauma o a un conflitto ben precisi e di un certo spessore. Queste tensioni congelate sono evocate da una causa scatenante occasionale e per la legge della “omeostasi” si sono scaricate incarnandosi o somatizzandosi in un sintomo altamente pesante e impressionante, angosciante, un sintomo che inibisce le funzioni motorie e la reattività nervosa. La legge della “omeostasi” esige di mantenere le cariche nervose in equilibrio e sotto una soglia di guardia, pena la morte per ictus o per collasso cardio-respiratorio. La “paralisi isterica” si può indurre con una seduta ipnotica indirizzata tramite le opportune suggestioni a provocarla e a costruirla. Ricordo che Vanessa non sta sognando, sta ricordando quello che ha vissuto da sveglia o meglio con la consapevolezza di essere sveglia. Vi offro la migliore definizione clinica della “conversione isterica” soltanto per allargare le conoscenze. E’ l’abreazione o la scarica purificatrice del conflitto psichico profondo e consiste in una innervazione somatica di un contenuto psichico rimosso che sceglie un organo o un apparato secondo la logica simbolica e metaforica per scaricare le cariche nervose a suo tempo inibite, congelate e legate al conflitto e la trauma.
Tornando al prodotto psichico di Vanessa si può tranquillamente dire che cominciamo proprio bene, per cui non resta che proseguire nella speranza che il quadro clinico si attenui.

“Non riesco ad aprire gli occhi, li apro a fatica, molto a fatica.”

Come non detto, ma tutto è nei limiti delle conoscenze scientifiche, come ho ampiamente spiegato in precedenza. La psicofisiologia e la psicodinamica si capiscono e si spiegano, ma bisogna stare attenti che non si superino certi livelli di tensione. Anche “l’aprire gli occhi a fatica, molto a fatica” è possibile perché lo stimolo catatonico si è attenuato e si è stabilizzato in una forma media sempre gestita dalla funzione “Io” e da nessuna forza metafisica o parapsichica. Meglio: si è attenuata la soglia ipnotica e le inibizioni della vista si sono ridotte. Fino a questo punto non c’è niente di simbolico nella narrazione di Vanessa: tutto è reale e di una realtà psicofisica. Vanessa è in stato ipnotico inconsapevolmente autoindotto. Ma come avviene questa operazione? Della “conversione isterica” è stato detto. Aggiungiamo che l’autoinduzione ipnotica è stata resa possibile dal fatto che Vanessa è particolarmente nervosa nella sua vita corrente e questa eccitazione si riversa nel sonno e nello stato ipnotico, una forma di mezzo sonno e mezza veglia dove prevale la caduta del tono muscolare, “catatonia” e la “catalessi” proprio per l’alta intensità delle tensioni. Resta adesso da capire cosa si sta muovendo e preparando a livello onirico.
Quale sogno e quali simboli arriveranno sulla scena?

“Vedo la stanza attraverso una fessura orizzontale, ma mi sforzo di aprire gli occhi perché sento che c’è qualcuno dentro la stanza e voglio capire di chi si tratta.”

E’ un “sogno a occhi quasi aperti” o è un’agonia psicofisica?
La “suspence” domina in un quadro clinico particolarmente delicato: una donna cosciente in “catatonia” e in “catalessi” che adesso si sente in pericolo. Vanessa si deve guardare anche da un un “qualcuno” estraneo che non vive come un possibile aiuto per uscire da questo stato critico, ma come un possibile malintenzionato che vuole farle del male. Vanessa versa sempre in una situazione psicosomatica ibrida, una mezza vigilanza dell’Io e una mezza inanimazione del corpo. Vanessa è sveglia e non sta sognando, ma sta elaborando simboli particolari come l’anonima figura maschile “dentro la stanza”. Sappiamo il meccanismo di questo stato psicosomatico, di questa “conversione isterica” che l’ha bloccata a letto, sappiamo dell’afflusso improvviso delle tensioni nervose di un trauma rimosso e relegato nelle sfere psichiche profonde e non certo inconsce. Procediamo nella “suspence” di scene per niente “horror” ma del tutto naturali.

“Sono consapevole del fatto che il mio compagno è uscito per andare al lavoro e che sono rimasta da sola in camera.”

Vanessa si rassicura con questa comunicazione di servizio, sa di essere rimasta “sola in camera” e che sta vivendo qualcosa di anomalo nel corpo. Adesso la presenza di un estraneo colpisce l’attenzione e induce una certa apprensione. Non resta che seguire la narrazione.

“Mi prende una sorta di paura perché penso che qualcuno mi abbia narcotizzata e stia girando per la casa a suo piacimento e che forse si stratta di un malintenzionato.”

La definizione “narcotizzata” è particolarmente azzeccata proprio perché indica l’effetto di una anestesia che impedisce di difendersi da un pericolo. Resta insoluto il perché Vanessa elabori una possibile violenza al posto di un aiuto a riprendersi da questo torpore e da questa semi-paralisi. La “posizione psichica anale” con la “libido sadomasochistica” si coglie chiaramente in questo pessimismo di Vanessa e in questa scelta di farsi ancora del male. E’ anche vero che quello che Vanessa sta vivendo non si può bloccare in un positivo “e vissero tutti felici e contenti”. Vanessa fa bene a scaricare le sue tensioni producendo le sue immagini, almeno fino a quando riesce a gestire le tensioni e fino a quando non scatta quella forza che supera l’energia del trauma emerso e la sveglia del tutto. Siamo in un quadro d’impotenza a reagire e in una psicodinamica di caduta delle energie buone, quelle della vigilanza. Siamo davanti all’azione devastante del “fantasma d’inanimazione, una variante del “fantasma di morte”. Ci si chiede ancora: ma quel qualcuno che gira per la casa è dentro o fuori di Vanessa, è la “proiezione” di un suo vissuto o è effettivamente un estraneo?

“Sono in posizione supina sul letto e mi sento inchiodata al materasso senza potermi muovere.”

Non resta che commentare la situazione che Vanessa sta vivendo, dal momento che è mentalmente vigile ma bloccata nelle energie. La “catatonia” si evidenzia ulteriormente nel sentirsi “inchiodata al materasso”, così come la vulnerabilità si manifesta nella “posizione supina sul letto” degli equivoci. La sensazione di peso del corpo è percepita come un blocco all’azione e un impedimento alla difesa dalle minacce esterne. Ricordo che negli esercizi del “training autogeno” e nelle sedute ipnotiche esistono queste suggestioni di peso e queste induzioni di passività del corpo che vive al minimo delle energie vitali.

“Il corpo è completamente immobile e non risponde a nessun comando.”

Come si diceva, si tratta di un’autoinduzione involontaria di passività e di inanimazione. Vanessa è completamente abbandonata al minimo consentito del moto vitale. Vanessa è in piena “catatonia” e resta attiva la consapevolezza dell’Io. Vanessa è in piena “paralisi isterica” e si sta difendendo dall’angoscia con il “meccanismo psichico” della “conversione isterica”. Vanessa sta istruendo da sola quel processo e quei sintomi che si possono indurre con una serie di suggestioni ipnotiche. Il perché di tutto questo si spiega sempre con il riemergere in sonno e in sogno delle tensioni collegate a un trauma pregresso e a un conflitto rimosso.

“A un tratto percepisco la presenza di qualcuno seduto sul letto alla mia sinistra che mi prende il braccio sinistro e me lo stringe con fermezza.”

Vanessa è sveglia ma paralizzata, cosciente ma immobilizzata dalla caduta delle energie, “catatonia”, dall’irrigidimento dei muscoli, “catalessi”. Vanessa non vede, ma percepisce la presenza di un “qualcuno” che assume un atteggiamento di sostegno e di induzione al risveglio e al recupero del comando e della distribuzione delle sue energie.
E’ autosuggestione o è realtà esterna?
E’ Vanessa che si è caricata al punto di sentire quello che fuori non c’è o è il compagno che è ritornato a casa e la vuole svegliare?
Chi vivrà vedrà.
In ogni caso l’esperienza in atto di Vanessa è una realtà psicofisica abbastanza forte che si sta indirizzando verso il paranormale e il parapsichico. Il fatto che questo “qualcuno” si porga dalla “sinistra” si può interpretare come una “regressione” al passato e all’oscurità della coscienza, un ritorno al “già visto” e una rivisitazione del “già vissuto”. Il quadro simbolico è rafforzato dal fatto che “il braccio” di Vanessa è quello “sinistro”, le relazioni del passato, la finestra sul retro, la coscienza obnubilata. La “fermezza” della stretta è direttamente proporzionale al forte bisogno di essere sostenuta e approvata, un’esigenza universale a qualsiasi età e in qualsiasi stagione della vita. Ancora: trovandosi Vanessa in stato ipnotico, la sensazione percepita e fatta propria dispone per una autosuggestione in linea con l’andamento della trama e con la meccanica psicologica istruita, piuttosto che per una presenza effettiva del compagno o per una entità metafisica accorsa in sostegno della nostra eroina. Nulla toglie, pur tuttavia, a far quadrare il cerchio come si gradisce. Proseguire diventa interessante oltre che ansiogeno.

“Con la sua presa quasi mi sorregge anche se sono distesa.”

Come dicevo in precedenza, Vanessa vive in maniera protettiva questa figura maschile forte e affidabile. Si profilano i bisogni psichici e il tipo d’uomo prediletto da Vanessa. La “sua presa” e il “mi sorregge” sono tutto un programma psicologico ed esistenziale in linea con le umane debolezze e precarietà. Questa figura maschile può essere il padre o il compagno, in ogni caso l’uomo degno di lei. Essere “distesa” attesta l’apertura all’altro e la disposizione al sollievo, un fiducioso affidamento.

“In quel momento insisto per aprire gli occhi e poterlo vedere. Impossibile, gli occhi non me lo permettono.”

Lo stimolo e la rassicurazione inducono Vanessa a prendere atto di quello che sta succedendo, ma l’operazione della consapevolezza è impossibile. Vanessa è sveglia ed è in uno stato psichico di ambiguità. Da un lato vuole vivere la “trance” ipnotica e il rilassamento collegato nonché la presenza gradevole dell’uomo che le sta accanto, dall’altro lato vuole verificare la concretezza di questa stranissima e inquietante esperienza. Degno di nota è il desiderio inibito di poter guardare l’uomo. Il conflitto psichico si attesta sulla volontà di guardare la realtà e la resistenza a non vivere in pieno la consapevolezza. Simbolicamente “aprire gli occhi” si traduce in prendere atto di ciò che succede ed esaminarlo con gli strumenti della ragione. Quest’ultima è in una tormentata dialettica con l’emozione e non la spunta in alcun modo, almeno fino a questo momento.

“La mia sensazione è che quella stretta al braccio sia stata fatta da un uomo anche se non lo vedo.”

Come si diceva in precedenza, Vanessa è affascinata da questa figura maschile, è sveglia e in “trance” ipnotica, è in “conversione isterica” delle tensioni congelate ed emerse e collegate a un trauma, è in uno stato di fascinoso torpore fisico, è in attesa che la sceneggiata si compia e si definisca in maniera gratificante. Questi sono alcuni motivi del mancato e totale risveglio. La sensazione di Vanessa equivale pari pari al suo desiderio e al suo bisogno affettivo di un uomo che non si profila al suo sguardo impedito. Può solo sentirlo nel gesto impetuoso di una presenza solida. “Non lo vedo” equivale ancora alla “resistenza” a prendere coscienza delle figure maschili conosciute nella sua vita e della loro incidenza nella sua formazione psichica.
Riepilogando: il prodotto psichico di Vanessa viene analizzato nel versante clinico, psichico e simbolico: un sogno elaborato da sveglia.

“Con quel gesto sento la paura attenuarsi, mi tranquillizzo e mi sembra che con quel gesto l’uomo voglia dirmi “ti sorreggo, sono qui con te, accetta il mio aiuto e non avere paura”.

Tutto si precisa in questa contingenza che Vanessa vive sempre più in maniera tranquilla come se fosse una “fantasticheria” prima del sonno e in uno stato ipnotico e dove si stanno realizzando la “catatonia” e la “catalessi”, la caduta del tono muscolare e l’irrigidimento dei muscoli del corpo, mentre la mente è vigile e in contatto con la realtà esterna. Questi fenomeni psicofisici sono effettivamente riproducibili in ipnosi sin dai tempi del tedesco Mesmer, a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, e alla fine dell’Ottocento presso la Salpetriere dal francese Charcot. Con lui Freud iniziò la sua formazione psicologica a Parigi e con lo studio dell’ipnosi. In quella sede ebbe modo di vedere e di capire i fenomeni psicofisici prodotti dall’induzione ipnotica. Comunque, tornando a Vanessa, è fuor di dubbio che ha descritto il tipo d’uomo che desidera e il corredo delle doti: aiuto e sostegno, presenza e vicinanza, rassicurazione e rafforzamento.
Si tratta di un uomo ideale o dell’ideale di uomo?
Si tratta del vissuto di un uomo reale, come si constata nel prosieguo del racconto.

“Ho pensato che possa essere mio padre morto trentanni fa. Mi sono tranquillizzata e addormentata. Me ne sono fregata di avere il corpo come morto.”

Il quadro psicofisico si definisce sempre più e in modo prospero. Vanessa accetta “il corpo come morto” e si addormenta con il pensiero di essere accudita dalla presenza del “padre morto trent’anni fa”. Il bisogno di protezione è forte e vivo. Resta il problema del “corpo come morto”, del “fantasma di inanimazione”, una variante del “fantasma di morte”. Resta aperta la questione della “conversione isterica” che clinicamente si manifesta nel teatro corporeo. “Me ne sono fregata” equivale all’uso del “meccanismo di difesa dello “annullamento” ossia della separazione della rappresentazione mentale della situazione in cui si trova dalle emozioni, della conversione dell’angoscia in qualcosa di sopportabile e di accettabile, del meccanismo della “rimozione”, non ci penso e lo dimentico. E’ il classico quadro di un’angoscia infantile di abbandono. Eppure Vanessa è adulta e abbastanza matura per gestire la sua persona e la sua vita. Questa fantasticheria in autoipnosi resta sempre più inquietante e complicata, ma se Vanessa la porta avanti vuol dire che può gestirne l’angoscia.

“Non so quanto tempo è passato, ma mi risveglio di nuovo allo stesso modo.”

Vanessa pensa di essersi addormentata e di risvegliarsi nelle condizioni psicofisiche che ben ricorda per la loro forza suggestiva: “catatonia” e “catalessi”. Questa scena non cambia perché è di grande interesse psichico e fisico per la nostra protagonista. Sembra paradossale, ma Vanessa si crogiola in un eccitante psicodramma dai tanti risvolti psicosomatici per svolgere la psicodinamica di un corpo istericamente bloccato e per attingere all’inesauribile sorgente della magia e del mistero, del paranormale e del parapsicologico: il padre morto che la sorregge.

“Sono cosciente che non sto sognando e sono incapace ancora di muovermi. Stavolta non ho nessuna paura. Seduta sul letto alla mia destra vedo la figura di una donna giovane con i capelli scuri che mi guarda e mi parla.”

Vanessa insiste sul versante parapsicologico e metafisico e continua con le sue allucinazioni giustificate dalla forte eccitazione dei sensi nello stato di semi-veglia. “Alla mia destra” simbolicamente si traduce “nella realtà di tutti giorni” Vanessa “vede la figura di una donna giovane”, lo “sdoppiamento” di Vanessa, un’altra Vanessa rassicurante che suggerisce le cose giuste da fare in modo consolatorio. Il padre era morto e apparteneva al passato e al “già visto” e al “già vissuto”. La “donna giovane”, traslazione della stessa Vanessa, riflette e si dirige verso il futuro con la forza e la determinazione opportune per una persona fortemente sensibile. Vanessa si “guarda” e si “parla”, autocoscienza e amor proprio al fine di ratificare le deliberazioni in decisioni. E’ necessario ormai uscire da questa “impasse” psicofisica.

“Non riesco a capire chi sia perché è troppo buia la stanza. Questa donna mi parla e io non memorizzo nulla di quello che mi dice.”

La “traslazione” difensiva funziona per consentire all’angoscia di non manifestarsi e di interrompere questa lunga “reverie”, questo sogno in ipnosi autoindotto e guidato. Certamente “questa donna” non è una presenza metafisica o magica, un’entità del tipo angelo custode, una figura reale che cerca di svegliarla dallo stato di sopore di torpore, un qualcuno e un qualcosa di altro che non si riesce a inquadrare nei dovuti termini. Questa donna è l’allucinazione della figura femminile di Vanessa. “La stanza troppo buia” equivale alla “rimozione” di esperienze ingestibili dalla coscienza e che non è consentito ricordare per non turbare l’equilibrio psicofisico. Le parole di “mi parla” equivalgono a doni allucinati e a consapevolezze in attesa di essere ben razionalizzate. “Io non memorizzo” è il meccanismo di difesa della “rimozione”: io dimentico tutto quello che mi dico di fare e che penso che sia giusto per me. L’evidenza di un trauma che affiora e sprofonda è simbolicamente ben costruita dalla protagonista suo bengrado e suo malgrado. La “trance” ipnotica è sufficiente a ridestare i vissuti e i “fantasmi” del passato presenti nel circuito psicofisico, mentale e corporeo.

“Improvvisamente mi sono riaddormentata.”

La “rimozione” ha ben funzionato ancora una volta per difendersi da quella donna di cui non riusciva a fidarsi e a cui non riusciva ad affidarsi, da quella donna di cui temeva i doni delle parole in funzione di una migliore “coscienza di sé”. Ricadere nel sonno, “riaddormentata”, è la migliore difesa dall’angoscia incipiente quando Vanessa si mette e si trova di fronte a se stessa. Adesso può sognare. Il trambusto allucinatorio e ipnotico suggestivo, nel quale era piombata, è passato. Un sogno da sveglia autoguidato o un sogno a occhi chiusi si è concluso per lasciare il posto alle sensazioni di un benessere psicofisico auspicabile e agognato. Questo gradevole equilibrio è arrivato semplicemente perché Vanessa ha scaricato tensioni e ha migliorato la “coscienza di sé” portando a “catarsi” tanta roba significativa della sua “organizzazione psichica reattiva evolutiva”, soprattutto le cariche nervose congelate e immobilizzate che a suo tempo erano state rimosse per la difesa operata dall’Io. In effetti e facendo i conti della serva, Vanessa della sua storia psicologica ha riesumato un uomo defunto, il padre o altra figura, e la relazione con il suo corpo e con la sua auto-consapevolezza di donna che ha sofferto, che ha bisogno e che desidera.
Ma la lettera di Vanessa non è ancora finita e c’è ancora qualcosa da capire e da precisare: “repetita iuvant” o “le ripetizioni sono d’aiuto”.

Quella mattina mi sono svegliata molto serena. Da molto tempo non mi sentivo così e per tutta la giornata mi ha accompagnato la sensazione fisica di quella stretta al braccio.”

Vanessa ha bisogno di quell’uomo che le ha dato “quella stretta al braccio”, di un uomo che la rassicuri e la rafforzi, la sostenga affettivamente e la attragga virilmente. Vanessa ha bisogno di un uomo che somigli al padre in piena rispondenza alla “posizione edipica” anche perché di quest’ultimo ha maturato un vissuto positivo dopo il conflitto. Anche la morte del padre l’ha aiutata a riformularlo e a riconoscerlo come la sua origine e la sua radice psicofisica. “Accompagnato la sensazione fisica” condensa l’alleanza psichica e la suggestione di un’assimilazione magica di energie dall’esterno, un rituale classico della magia. La Psiche, operando con i “processi primari”, è magica rispetto alla fredda razionalità. Vanessa grida che un uomo come mio padre è quello che cerco e che mi serve. Questa è la convinzione consapevole di Vanessa, una convinzione che rimanda a un progetto da realizzare vita natural durante e contro le “catatonie” e le “catalessi”. A Vanessa serve una coscienza limpida e non certo una infida dimensione ipnotica.
Tanti voti augurali alla nostra protagonista!

PSICODINAMICA

Il prodotto psichico di Vanessa è particolarmente ibrido, oscilla tra un sogno a occhi aperti e una seduta auto-ipnotica, una fantasticheria e una “abreazione” o scarica nervosa di angosce rimosse. Contiene una parte psicologica nell’offerta dei conflitti e una preponderante parte somatica nella descrizione della “catatonia” e della “catalessi”: caduta del tono nervoso e irrigidimento dei muscoli. La figura maschile si manifesta nel “fantasma del padre”: “posizione edipica” e si trasla nella figura ideale dell’uomo a cui affidarsi. La figura femminile si manifesta nello “sdoppiamento” della protagonista e nella difficoltà a sentirsi autonoma e sicura.

ULTERIORI RILIEVI METODOLOGICI

Vista la qualità del prodotto psichico, considererò le caratteristiche presenti e visibili in questa “reverie” in autoipnosi.

I simboli sono quelli della sinistra e della destra.
L’archetipo presente è quello del “corpo”.
Il “fantasma d’inanimazione” è il protagonista della scena: “non reagisce”.
La “posizione psichica edipica” è presente nella parte che riguarda il padre: “Ho pensato che possa essere mio padre morto trentanni fa.” La “posizione anale” con la “libido sadomasochistica” si manifesta in “penso che qualcuno mi abbia narcotizzata e stia girando per la casa a suo piacimento e che forse si stratta di un malintenzionato.”
La reverie è diretta dall’Io, la cui azione non è stata d’impedimento all’affiorare delle pulsioni dell’istanza “Es” in “con quel gesto l’uomo voglia dirmi “ti sorreggo, sono qui con te, accetta il mio aiuto e non avere paura”. E in “Seduta sul letto alla mia destra vedo la figura di una donna giovane con i capelli scuri che mi guarda e mi parla.”
I meccanismi psichici di difesa istruiti da Vanessa nel suo prodotto sono la “traslazione”, lo “sdoppiamento”, la “rimozione” e il “ritorno del rimosso” con la “conversione isterica” e la “conversione nei sintomi”, “l’annullamento”.
Il corpo in catalessi è la “metafora” del “fantasma di morte”, mentre il corpo in catatonia è la metafora del “fantasma d’inanimazione”.
La “organizzazione psichica reattiva” evidenzia nettamente un tratto “edipico” in “La mia sensazione è che quella stretta al braccio sia stata fatta da un uomo anche se non lo vedo.” e in “Ho pensato che possa essere mio padre morto trentanni fa.”.
La “diagnosi” dice di una “reverie” in stato auto-ipnotico con “catatonia” e “catalessi”, nonché con “allucinazioni” di vario tipo: “Sono in posizione supina sul letto e mi sento inchiodata al materasso senza potermi muovere.” e in “Il corpo è completamente immobile e non risponde a nessun comando.”
La “prognosi” impone a Vanessa di tenere sotto controllo i suoi traumi pregressi e di portarli sempre alla migliore razionalizzazione possibile per avere una psiche libera da eccessi di tensione nervosa. Questa “reverie” merita una psicoterapia proprio per l’intensità dei fenomeni fisiologici.
Il “rischio psicopatologico” si attesta nel “ritorno del rimosso” e nella “conversione isterica” e nella “formazione di sintomi”.
Il “resto diurno” o la causa scatenante della “reverie” di Vanessa è il ricordo del padre defunto e lo stato di tensione nervosa in atto.
La “qualità” della “reverie” è metapsichica e cenestetica.
Il “fattore allucinatorio” si esalta nel tatto, nella vista, nell’udito e nella cenestesi globale.
La “reverie” si svolge in autoipnosi e non nel sonno, per cui le fasi REM e nonREM sono assenti.
Il “grado di attendibilità” di quanto spiegato è massimo, perché si tratta di fenomeni psicofisici conosciuti e studiati sin dai tempi antichi. Il grado di fallacia è minimo.

DOMANDE & RISPOSTE

L’articolo sul prodotto psichico di Vanessa è stato sottoposto all’attenzione di una lettrice anonima. Sono emerse le seguenti domande.

Domanda
Mi spiega come si verificano le ore del sonno REM e le ore del sonno nonREM?

Risposta
Ti addormenti alle 22 e piombi nella fase nonREM, dormi profondamente. Alle 24 esci progressivamente dalla fase nonREM ed entri nella fase REM, sei agitata e i tuoi bulbi oculari roteano. Alle ore 0,30 rientri nella fase nonREM e ne esci alle ore 2. Dalle ore 2 alle ore 2,30 sei nella fase REM. Dalle ore 2,30 fino alle ore 3,45 sei nella fase nonREM. Dalle ore 3,45 alle ore 4,30 sei nella fase REM. Ti stai svegliando e il sonno nonREM diminuisce e aumenta la durata del sonno REM. In tutte e due le fasi sogni. Nelle fasi REM ricordi meglio rispetto alle fasi nonREM. Questo quadro è un esempio generale.

Domanda
E se mi sveglio alle 2 per fare la pipì?

Risposta
Quando ti riaddormenti entri nella fase nonREM e dopo un’ora circa nella fase REM.

Domanda
Perché a volte al mattino mi sveglio stanca e irritata?

Risposta
Escludendo le cause psicologiche, un sonno disturbato equivale a un risveglio maldestro e improvviso proprio nella fase nonREM. Ottimale è svegliarsi progressivamente nella fase REM.

Domanda
Si passa tutti, prima di dormire, dallo stadio ipnotico. Posso in questo stadio programmare il sogno pensando intensamente proprio a quello che voglio sognare?

Risposta
Non è possibile. Primo punto: nello stadio ipnotico i pensieri vanno a ruota libera e per libere associazioni e fai fatica a controllarli e a programmarli. Secondo punto: il contenuto del sogno verte su quello che ti ha colpito nel giorno precedente e che occupa la tua coscienza in quanto problematica dominante in quel momento della tua vita.

Domanda
Ma a volte ci sono riuscita. Ho sognato quello che avevo pensato di sognare prima di addormentarmi.

Risposta
Era quello che avevi sul gozzo e che volevi risolvere in qualche modo: il problema, il vissuto, il conflitto, il bisogno, il desiderio dominanti. Non è una pura coincidenza. L’hai sognato perché quel tema ti prendeva al massimo.

Domanda
Grazie, ho capito meglio. Le chiedo allora perché Vanessa si è indotta lo stato ipnotico da sola e senza saperlo?

Risposta
Vanessa era molto nervosa e agitata nei giorni precedenti per quello che le era successo e dentro di lei si sono mosse le tensioni legate al passato e possibilmente a un trauma. Nel sonno queste cariche sono emerse e hanno prodotto lo stato ipnotico proprio perché abbassiamo le difese quando ci abbandoniamo al sonno. Vanessa ha beneficamente scaricato tante energie che ristagnavano dentro, per cui questo trambusto psicofisico è stato positivo, si definisce “abreazione catartica”. A tal proposito si può leggere il caso di Anna O. descritto da Freud nei suoi “Studi sull’isteria”. La giovane donna aveva sviluppato una serie di disturbi somatici e psichici tra i quali una paralisi da contrattura e anestesie. Cadeva spontaneamente in stati ipnotici e rievocava traumi pregressi come quello di una ragazza che accudiva il padre malato. Di poi si svegliava e i sintomi erano migliorati ma non guariti.

Domanda
Può capitare a tutti?

Risposta
Vanessa per dormire ha attraversato il dormiveglia ipnotico ed è emerso il trauma. Capita a tutti questo passaggio dallo stato ipnotico al sonno, ma non capita a tutti avere l’esperienza di Vanessa, a meno che non ci siano in circolazione elevate tensioni nervose ed episodi traumatici non adeguatamente razionalizzati.

Domanda
E’ una malattia?

Risposta
Lo stato psicofisico ipnotico non è una malattia. E’ una forma di rilassamento e di libera uscita dei nostri pensieri e ha una funzione di scaricare le tensioni per entrare nella fase nonREM del sonno. Se avviene durante la giornata e magari mentre stai lavorando è un segnale di stress da considerare attentamente perché è un disturbo della vigilanza e può degenerare.

Domanda
Vanessa scaricando così le sue tensioni è stata meglio e allora vuol dire che non tutto il male viene per nuocere. Non so se mi spiego.

Risposta
Ti spieghi benissimo. Vanessa scaricando progressivamente in stato ipnotico le sue tensioni, ha evitato di avere nel tempo dei danni neurologici e cardiaci. Le manca adesso di riesumare il trauma e di razionalizzarlo, ma so che è già a buon punto.

Domanda
Perché dice questo? Sa qualcosa? La conosce?

Risposta
Lei stessa mi ha scritto che una settimana prima di avere questa strana esperienza, aveva dovuto riorganizzare la tomba di famiglia e riesumare i feretri del padre e del marito morto giovane. Questa opera pia era durata tanto tempo e l’aveva semplicemente sconvolta.

Domanda
Ah, bene, adesso si capisce che non è successa a caso e che era agitata. Per digerire il tutto ha avuto questo episodio che non è più strano, ma che si giustifica e che non è successo a caso. Ho capito.

Risposta
Proprio così. Le forti suggestioni l’hanno portata a riprodurre la sua situazione psico-esistenziale nel versante affettivo e ha chiamato in causa le figure maschili importanti e quella parte di se stessa che sa come reagire e che ancora non trova la giusta corrispondenza tra la consapevolezza e l’azione.

Domanda
Come spiega lei il fatto che sente la presenza dell’uomo, la stretta al braccio e la mezza visione della donna.

Risposta
Niente di magico e di paranormale, perché si tratta di allucinazioni causate da una forte eccitazione dei sensi. I sensi esaltati sono il tatto, la vista e l’udito.

Domanda
Le allucinazioni sono pericolose e brutti segnali di squilibrio?

Risposta
Le allucinazioni da svegli sono sintomi di una grave malattia psichica, mentre in stato ipnotico e onirico sono assolutamente normali. Il sogno è una serie organizzata di allucinazioni. Le allucinazioni sono spesso provocate da un abuso di alcool o dall’uso di determinate sostanze stupefacenti come l’acido lisergico o LSD. Queste assunzioni sono pericolose e a volte letali proprio per le allucinazioni, le alterazioni sensoriali che ti fanno percepire ciò che non esiste e che non sei. Nella sostanza ti fanno uscire fuori di testa e nel senso che perdi il controllo di te stesso e della realtà che ti circonda. Paranoia e schizofrenia sono le sindromi psicotiche richiamate da queste pratiche insane e collassanti.

Domanda
Le faccio un appunto. Nella spiegazione che lei ha fatto di quello che è successo a Vanessa, si è ripetuto spesso.

Risposta
Ho ripetuto spesso i concetti per farli capire meglio. Si tratta di teorie difficili per i profani. Il mio lavoro vuole essere divulgativo e non vuole soltanto assolvere la curiosità di sapere cosa significa quel sogno. Anche Vanessa si è ripetuta spesso e io le sono stato dietro.

Domanda
A proposito di ipnosi, ho visto in televisione un certo Casella che faceva per spettacolo sulla gente esperimenti strani.

Risposta
Stai toccando un tasto dolente della nostra cultura e della nostra televisione di stato e non. L’induzione in ipnosi deve essere fatta soltanto da uno psicoterapeuta specialista nella tecnica e soprattutto nell’applicazione del metodo al fine clinico di aiutare una persona a risolvere determinati disturbi. Qualsiasi altro operatore non sa dove sta mettendo le mani e quale vespaio può aizzare. Con la psiche non si improvvisa e non si scherza. Lo stato ipnotico scatena reazioni nervose e risuscita “fantasmi”, come ampiamente ho detto nella trattazione della “reverie” di Vanessa. Indurre uno stato ipnotico per spettacolo e per meravigliare gli spettatori è un atto pericolosissimo e dannoso per chi lo subisce, oltre che illegale in quanto si tratta di usurpazione di un settore clinico, di esercizio abusivo della professione. Questo signore e soprattutto chi lo autorizza e gli permette queste performance da killer seriale vanno denunciati alla magistratura dagli Ordini professionali, quello degli psicologi nello specifico. Ma questo non è avvenuto e non avviene perché si tratta di organismi rappresentativi di facciata e non di sostanza. Gli psicoterapeuti che usano la “trance” ipnotica nelle sedute singole e di gruppo sono tantissimi e dovrebbero insorgere nei tribunali e nei media anche per informare la gente.

Domanda
Ma quale guaio può fare questo signore e quelli come lui che usano l’ipnosi per spettacolo?

Risposta
Capisco che gli spettacoli popolari nei teatri di periferia degli anni trenta mettevano in scena la donna cannone, il deforme, i gemelli siamesi e tutte le stranezze biologiche umane, tra cui anche la magia ipnotica sugli incauti spettatori con “regressione” e “catalessi” e comandi post-ipnotici di grande spasso. Il malcapitato non sta male subito, ma dopo un po’ di tempo semplicemente perché la “trance” improvvisa può ridestare il nucleo psicotico latente o le cariche nervose legate ai traumi e ai “fantasmi”. E dopo che è finito lo spettacolo e tutto sembra tornato come prima, chi lo cura il malcapitato? Chi lo aiuta a capire e razionalizzare il materiale psichico emerso? Per colpa di un buffone autorizzato dalla legge dell’audience televisiva si sono operati dei danni pesanti alla gente ignara. Il nostro bel paese è pieno di poeti, di marinai, di santi e di pagliacci in vena anche di far politica. Vedi quel che sta succedendo e capirai che non siamo proprio messi bene dovunque ti giri.

Domanda
L’ipnositerapia è una strategia valida?

Risposta
E’ validissima per le terapie di rilassamento e per la preparazione al parto. Se lavora sul corpo, senza nessuna magia ma per indurre la consapevolezza delle funzioni corporee e anche dei “fantasmi”, è ottima. Ha anche le sue controindicazioni e i suoi difetti, ma è la strategia psicoterapeutica più antica che conosciamo, Da Mesmer in poi l’ipnositerapia si è sempre più emancipata dalla magia e dalla superstizione. Freud esordì come ipnotista, fece le sue scoperte grazie allo stato ipnotico per poi elaborare la tecnica psicoanalitica. In Italia abbiamo avuto bravi medici e psicologi che hanno approfondito e usato l’ipnositerapia. Ripeto, ancora oggi tanti colleghi studiano e usano questo metodo di indagine e di cura. Il “training autogeno”, che usano gli atleti e tanta altra gente, è una forma blanda di autoipnosi e all’ipnositerapia si riconduce. E’ una terapia naturale perché usa la dimensione psicofisica del pre-sonno. Tutte le forme di meditazione trascendentali, e non, sono sulla stessa barca. Un caro pensiero all’Analisi immaginativa del compianto Giammario Balzarini.
Mi fermo qui. Alla prossima!

Vi presento Mesmer.

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