IL SENTIMENTO DELLA RIVALITA’ MATERNA

TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO

“Ho sognato di trovarmi con mia figlia in un piazzale dove abbiamo parcheggiato la macchina per andare a una conferenza.
Mia figlia ha preso dalla macchina tanti mazzi di banconote da 50 e 100 euro.
Vedendola in difficoltà e pensando che non era sicuro andare in giro con tutte quelle banconote in vista, mi sono avvicinata e le ho dato una vecchia borsetta bianca in pelle che si trovava in macchina.
Stavamo dirigendoci verso la sala conferenze quando abbiamo sentito il rumore della nostra macchina.
Sorprese ci siamo dirette verso la finestra e abbiamo visto che la macchina senza autista andava via.
Mentre pensavamo sul da farsi, la macchina è ritornata parcheggiandosi.
Contente ci dirigiamo verso la sala conferenze, quando la macchina è ripartita nuovamente senza ritornare.”
Mi sono svegliata chiedendomi il significato di questo sogno.

Anna Maria

DECODIFICAZIONE – CONTENUTO LATENTE

CONSIDERAZIONI

Dal sentimento della rivalità “fraterna” al sentimento della rivalità “materna” il passo è breve e veritiero.
Quante mamme si accompagnano ed esibiscono le figlie procaci nella ricerca narcisistica di un riscontro sociale anche della loro bellezza e giovinezza!
Quante volte abbiamo detto o sentito la famigerata frase “sembrate due sorelle” o altre litanie del genere!
Le relazioni sociali, anche le più innocenti e delicate, sono una mezza truffa e sono immancabilmente insidiate dai sentimenti dell’invidia e della rivalità.
Siamo abituati culturalmente a ritenere l’invidia un brutto sentimento, ma siamo costretti a ricrederci. Bisogna anche dire che in tanto pessimismo ha contribuito l’educazione religiosa di cui siamo stati infarciti sin dalla più tenera età. Il grande Agostino nel quarto secolo p. C. n. attribuiva al diavolo l’orgoglio e l’invidia. Spesso ci si imbatte in tre contrastati sentimenti, l’invidia, la rivalità e l’orgoglio. Ricordo che il sentimento è la “astrazione” e la “sublimazione” del senso e delle sensazioni. Tornando ai magnifici tre, invidia, rivalità e orgoglio, è evidente il fatto che psicologicamente hanno una loro consistenza oggettiva e, di conseguenza, “positiva” proprio perché cadono nella storia psicologica e si recitano quotidianamente nel teatro psichico con alterna fortuna. Colpevolizzare questi sentimenti è inizialmente opera dei genitori improvvidi e di tutti gli adulti imbrattati di cultura ufficiale e in vena repressiva per i loro bisogni psichici. Di poi, il bambino assorbe la lezione e sarà merito del suo “Super-Io” censorio e morale avallare tanta ignoranza e tanta ingiustizia.
Parliamo dei magnifici tre moschettieri.
Il “sentimento dell’invidia” si attesta nel “vedere nell’altro” un dato psichico ben preciso che gradiremmo possedere: latino “in video”, italiano “vedo dentro l’altro”. E’ un desiderio che non cade dalle stelle, “de sideribus”, e s’incarna in noi, perché è già caduto in un’altra persona. E’ una forma frustrazione che si compensa con la consapevolezza che quello che io non ho, appartiene a un altro. E’ una penosa sensazione che immancabilmente matura aggressività verso il prossimo. E’ un’alienazione inconsapevole e difensiva di un nostro tratto psichico che ci crea disagio e che volentieri proiettiamo su un’altra persona. Non vale più il “vedo nell’altro”, ma si afferma il “non voglio vedere in me”. L’invidia nella sua radice psichica è l’angoscia di vedere dentro di sé e di dover gestire tanto bagaglio fuori di sé. Ma attenzione, spesso il sentimento dell’invidia verte su oggetti benefici e di valore, come la bellezza, l’avvenenza, l’erotismo, la sessualità e l’orgasmo nel caso del sogno di Anna Maria.
Il “sentimento della rivalità” ha una natura squisitamente affettiva e nasce nell’infanzia dalla paura di non essere amato dai genitori per ipotetiche colpe e di perdere il loro affetto. La comparsa sulla scena di un fratello aggrava un quadro che di per se stesso è già problematico. La paura di non essere preferito porta a sentirsi soggetto di minor diritto e matura gravi complessi d’inferiorità. Si aggiunge la progressiva convinzione di non poter cambiare e migliorare la propria condizione umana. Nel tempo l’evoluzione porta il “sentimento della rivalità” a sublimarsi e a diventare una sana competizione migliorativa delle proprie qualità e prestazioni. Una bambina che ha sofferto l’angoscia della rivalità fraterna sarà una mamma che porterà il marchio di tanta infamia sociale e di tanto struggimento affettivo. Idem per il bambino. Ricordo sul tema il testo, uno dei pochi, di Louis Corman dal titolo “Psicopatologia della rivalità fraterna” dove si coglie l’incidenza maligna di questo sentimento nei disturbi psichici gravi.
Avanti il terzo, “il sentimento dell’orgoglio”. La parola deriva dalla lingua dei Franchi, “urgoli”, e si traduce “notevole”, mentre la voce tedesca antica “urgol” significa “rigoglio”: un “notevole rigoglio”. A livello psicoanalitico l’orgoglio è collegato alla “posizione fallico-narcisistica” e rappresenta la degenerazione difensiva dell’amor proprio e del potere dell’Io. E’ una difesa dal coinvolgimento e si attesta nell’isolamento. E’ un “complesso di superiorità” che serve a difendersi dagli altri assumendo una corazza altolocata di vero metallo e ponendo uno schermo verso il prossimo, ma resta sempre un complesso di tratti psichici che attende di essere razionalizzato e ridimensionato per adattarsi alla realtà delle persone e delle cose.
Convergendo sul sogno di Anna Maria si può affermare in sintesi che tratta dell’immagine sessuale di sé nel versante temporale del “com’ero” e del “come sono” e lo psicodramma si recita approfittando della figura della giovane e avvenente figlia. Insomma, la nostra Anna Maria si è imbattuta in sogno nei sani sentimenti dell’invidia e della rivalità senza travalicare negli eccessi della competizione e del disprezzo dell’avversario, ma mantenendo gli affetti degni di una madre che è alle prese con il tempo che scorre e con gli insulti dell’evoluzione psicofisica.
Non resta che constatare la bellezza dell’architettura e della “figurabilità” che Anna Maria senza consapevolezza e per via naturale ha immesso nel suo prodotto psichico notturno.
Si può partire.

SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

“Ho sognato di trovarmi con mia figlia in un piazzale dove abbiamo parcheggiato la macchina per andare a una conferenza.”

Anna Maria esordisce in sogno con spigliatezza ponendo subito in evidenza il conflitto latente “madre-figlia” in forma di solidarietà e di complicità, in forma sublimata se vi aggrada. Anna Maria ha un buon rapporto con la figlia e con lei frequenta luoghi e persone in maniera disinibita. Anna Maria tiene a precisare che condivide con la figlia la femminilità e la sessualità, che sono donne e che non disdegnano di manifestarlo. Questa è la traduzione di “parcheggiato la macchina”. Meglio di così è possibile soltanto per i mostri, ma qui siamo per il momento nell’assoluta normalità di una relazione madre-figlia costruttiva e benefica.
Vediamo i simboli: “ho sognato di trovarmi” si traduce oggettivamente consisto e mi manifesto con la mia realtà psichica in atto, “figlia” condensa la dipendenza psichica e l’universo psicofisico femminile, “piazzale” rappresenta la piazza e il foro nonché il luogo della socializzazione e della relazione, “parcheggiato” si traduce in esibito e messo in mostra e in una forma di vanità e di civetteria che tende al riconoscimento da parte degli altri, “la macchina” rappresenta il sistema nervoso autonomo o neurovegetativo e nello specifico l’apparato sessuale femminile, “conferenza” dal latino “portare insieme” traduce il possesso e lo scambio, l’avere e la transazione, una modalità di vivere le relazioni in maniera coperta e fascinosa.

“Mia figlia ha preso dalla macchina tanti mazzi di banconote da 50 e 100 euro.”

Anna Maria non ha mezzi termini in sogno e va sempre più al “dunque” e questo “dunque” riguarda il corpo e la sessualità, la femminilità e la femmina nella versione di gran valore e di gran potere: l’orgoglio di esser donne e “dominae” ossia padrone. La madre stima tantissimo la bellezza e la procacità della figlia, il fascino e l’attrazione che suscita nei maschi quando si relaziona e quando è composta nella sua condotta femminile. Questo gratificante rilievo è il prezzo che Anna Maria paga al tempo che passa e la lascia in lotta con lo sfiorire della gioventù e della bellezza. La nostra protagonista vede nella figlia la sua bellezza di un tempo e il suo potere di attrazione e di seduzione. Il sogno ha una vena nostalgica che procura una lieve tristezza e si ferma ai confini di un dolore abilmente sublimato. A proposito di orgoglio, non dimentichiamo che la “macchina” è associata a “tanti mazzi di banconote da cinquanta e cento euro”, un vero valore venale che attesta che l’avvenenza erotica e sessuale è di alto livello.
Vediamo i simboli: “ha preso” traduce la forza e la sicurezza affermative, “tanti mazzi” condensano l’entità del potere e la fallicità della seduzione, “banconote” si interpreta come potere psic-osessuale e relazionale.
La “posizione fallico-narcisistica” di Anna Maria in versione orgogliosa viene proiettata sulla figlia e rispecchia il suo vissuto conflittuale e possibilmente d’inferiorità: rivalità e soggetto di minor diritto.

“Vedendola in difficoltà e pensando che non era sicuro andare in giro con tutte quelle banconote in vista, mi sono avvicinata e le ho dato una vecchia borsetta bianca in pelle che si trovava in macchina.”

“Cuore di mamma non inganna”, recita il proverbio popolare utile al caso di Anna Maria. La madre è preoccupata per l’esibizione da parte della figlia delle bellezze e delle doti estetiche: “le banconote in vista” attestano di un potere legato al senso della vista e all’ambiguo voyeurismo della gente. Anna Maria tiene a precisare che la figlia ha qualcosa di lei, la femminilità e la sessualità. Infatti la “vecchia borsetta che si trovava in macchina” è un raddoppiamento della simbologia femminile, estetica e sessuale, e il concetto ribadito in sogno è che la bellissima figlia è stata “fatta” dalla madre e a lei somiglia, si è identificata nella madre e ne ha anche assimilato la femminilità, “la vecchia borsetta in pelle”. La madre non rassicura la figlia, rassicura se stessa e si consola con la somiglianza e l’identificazione della figlia nella sua figura e persona. Non si manifesta il “sentimento della rivalità” in maniera chiara, ma traspare tra le righe del quadro estetico di una figlia avvenente che ha un buon rapporto formale e sostanziale con la madre.
Vediamo i simboli: “in vista” condensa l’erotismo legato al senso della vista e al piacere voyeuristico, “borsetta” si traduce nella recettività sessuale femminile, “bianca” è anonimato, “in pelle” contiene l’erotismo o “libido” epiteliale.

“Stavamo dirigendoci verso la sala conferenze quando abbiamo sentito il rumore della nostra macchina.”

Anna Maria e la figlia socializzano portandosi dietro gelosamente il loro carico importante di femminilità. Meglio: Anna Maria è orgogliosa di sé e del suo esser donna e si vede nella figlia: “traslazione” da rafforzamento. La presenza della figlia evoca la sua giovinezza e la prestanza di una femminilità ben vissuta e ben accetta. Anna Maria si sente più sicura in compagnia della figlia, alleato psichico, e si relaziona meglio, piuttosto che da sola, perché ha bisogno per le sue contingenze esistenziali di recuperare quell’immagine di sé giovanile e attraente. Il testo del sogno dice chiaramente di questa unione e di questa solidarietà in “stavamo dirigendoci verso la sala conferenze”, ma a questo punto il discorso onirico e psichico si approfondisce nel “rumore della nostra macchina”.
Cosa vorrà mai significare?
Cosa si occulta simbolicamente in queste poche parole?
La risposta è semplice ed è la seguente: significa la funzionalità sessuale e occulta il “fantasma di castrazione” della protagonista del sogno. Anna Maria si è portata dietro l’alleata in questo suo excursus narcisistico verso il recupero del passato e tramite la bellezza della figlia ripara a questa suo senso di perdita adducendo il fatto che la sua “libido genitale” e sessuale è in crisi. Proprio per questo motivo fa questo sogno e lo compone in questo modo. Anna Maria si sente in emergenza e ripensa al tempo passato quando la giovinezza del corpo arrideva ai suoi sensi. La figlia in sogno è l’immagine di sé quand’era giovane e, come si diceva in precedenza, è la “proiezione” di parti psichiche di sé nella figlia. Degno di nota è “il rumore della nostra macchina”, un plurale maiestatis che testimonia il narcisismo e la castrazione che sono in simultanea circolazione psichica.
Vediamo i simboli: “il rumore” attesta chiaramente della funzionalità neurovegetativa sessuale, l’esito di una funzione e l’introduzione all’orgasmo.

“Sorprese ci siamo dirette verso la finestra e abbiamo visto che la macchina senza autista andava via.”

Anna Maria è in crisi d’orgasmo e di invecchiamento ed è sorpresa perché non se l’aspettava, non si era preparata psicologicamente ai drastici processi di perdita che madre Natura impone nell’evoluzione psicofisica, specialmente femminile: la menopausa e la riduzione della “libido”. “La finestra” è una consapevolezza sociale che Anna Maria esibisce quando si accorge che la “castrazione” è avvenuta e che la menopausa incombe inesorabilmente con i suoi vantaggi e si suoi svantaggi. Ha, purtuttavia, sempre in atto l’alleanza con la figlia e la porta come ausilio per prendere coscienza del tempo presente e del tempo passato, quando si era giovani e avvenenti e quando si è costretti a subire e ad accettare gli insulti sempre del famigerato tempo. In questo caso l’amore del proprio destino di donna, “amor fati”, è indispensabile per favorire e rafforzare la “razionalizzazione” del quadro esistenziale. “La macchina senza autista” rappresenta mirabilmente l’automatismo della funzionalità sessuale e il procedere neurovegetativo verso l’orgasmo: meccanismo psichico della “figurabilità”. Anna Maria ha vissuto una crisi in riferimento alla sua capacità di disporsi all’orgasmo e si è imbattuta nel dubbio del tempo che passa e nella nostalgia di quando tutto era spontaneo e naturale, automatico con un termine freddo. E allora il pensiero va al suo alleato in sogno, la figlia giovane e brillante di ormoni, nella ricerca di una magra consolazione e di rafforzamento per andare avanti con il sogno e con questa tematica forte.
Vediamo i simboli: “la macchina senza autista andava via” equivale all’orgasmo che necessita del mancato controllo dell’Io e dell’abbandono ai movimenti neurovegetativi, “l’autista” rappresenta l’istanza psichica vigilante e consapevole “Io”.

“Mentre pensavamo sul da farsi, la macchina è ritornata parcheggiandosi.”

E’ bastata una riflessione cosciente a bloccare l’orgasmo, cosi ben descritto in precedenza. E’ bastato l’autista, l’Io, a far tornare tutto sotto controllo e a ripristinare quella vigilanza che non fa bene alla vitalità sessuale. Anna Maria in sogno sta sempre parlando di sé e di una sua evoluzione psicofisica che la mette in crisi, ha addotto qualcosa di oggettivo che succede alle donne nell’esercizio del vivere. Il “sistema neurovegetativo” e il “sistema nervoso centrale” sono in funzione, anzi il secondo ha preso il sopravvento sul primo. Il “parcheggiandosi” attesta del ritorno alla norma e alla stato di quiescenza sessuale dopo l’eccitazione. Il tutto è in linea con la neurofisiologia e con il “principio di realtà” dell’istanza “Io”, nonché con i valori della formazione psichica e sociale di Anna Maria.
Vediamo i simboli: “pensavamo” rappresenta l’Io e la coscienza e la prima persona plurale è in funzione di rafforzamento, “da farsi” condensa il pragmatismo terapeutico dell’angoscia e la possibile “razionalizzazione” attraverso l’azione, “la macchina è ritornata” contiene il ritorno dallo stato neurovegetativo allo stato di consapevolezza, “parcheggiandosi” esprime il ritorno alla normalità dopo l’ebollizione orgasmica e al composto inquadramento sociale.

“Contente ci dirigiamo verso la sala conferenze, quando la macchina è ripartita nuovamente senza ritornare.”

Anna Maria ha appena espresso e realizzato il desiderio di riavere le sue pulsioni e il suo orgasmo e si sente appagata e piena di sé, “contenta”, per cui può riprendere in maniera disinibita i suoi ruoli sociali, “la sala conferenze”. Ma ecco che si manifesta la realtà dei fatti, “la macchina è ripartita nuovamente senza ritornare”: la sessualità neurovegetativa è presente e senza il controllo dell’Io, senza l’autista. L’allegoria dell’orgasmo è perfetta, ma l’interpretazione di quest’ultimo capoverso è “double face”. Da un lato si può intendere come la presenza di una disinibizione sessuale senza freni e dall’altro lato si può intendere come una perdita depressiva della vitalità sessuale legata a un trauma reale o alla caduta della “libido”. Il sogno di Anna Maria lascia in sospeso l’esito finale perché entrambe le interpretazioni possono essere aggiudicate. Il “senza ritornare” esprime una irreparabile caduta dell’orgasmo, ma la macchina ripartita lascia ben sperare. Il dubbio “amletico” lo può risolvere soltanto Anna Maria.
Vediamo i simboli: “dirigiamo” condensa il principio dell’intenzionalità della coscienza di Brentano in base al quale la psiche investe le sue energie su un oggetto ben preciso, “ripartita” esprime la ripresa degli investimenti di “libido”, “ritornare” rappresenta la reiterazione del rivivere e il sentimento della nostalgia.

“Mi sono svegliata chiedendomi il significato di questo sogno.”

I sogni strani inducono questo desiderio o bisogno di conoscere “il significato”. Ogni sogno racchiude una “parte psichica di sé” che lo qualifica come un incremento al “sapere di sé” e all’accrescimento dell’autocoscienza al punto che si può considerare una psicoterapia bella e buona la consapevolezza dei “fantasmi” e dei simboli che dominano il sogno. Quest’ultimo è “significante”, portatore di “segni”, latino “signa”, le insegne delle legioni romane che si devono interpretare e tradurre. Non basta, perché Anna Maria ha codificato senza esserne consapevole delle figure retoriche come l’allegoria dell’orgasmo in “la macchina senza autista andava via.” Svegliarsi con la curiosità di sapere è anche un legittima difesa psichica perché suppone cosa ci turba in questo preciso momento della nostra vita.
La decodificazione del sogno di Anna Maria si può concludere qui.

PSICODINAMICA

Il sogno di Anna Maria svolge la psicodinamica del “sentimento della rivalità” materna per concludersi con la rappresentazione allegorica della vitalità sessuale. La parte finale possiede una ambivalenza interpretativa che oscilla da una facilità a lasciarsi andare sessualmente a una inibizione della “libido” legata a trauma o a veicoli organici naturali come la menopausa. La relazione con la figlia risente del desiderio di Anna Maria di ringiovanirsi con la regressione alla “posizione psichica fallico-narcisistica”, precedente alla “genitale”, e con la competizione estetica e relazionale.

ULTERIORI RILIEVI METODOLOGICI

Dei “simboli” si è abbondantemente detto cammin facendo.

“L’archetipo” richiamato riguarda la sessualità.

Il “fantasma” presente è di “castrazione” e di perdita depressiva.

Le istanze presenti nel sogno di Anna Maria sono le seguenti: “Io” o vigilanza razionale in “Vedendola in difficoltà e pensando” e in “Mentre pensavamo” e in “Contente ci dirigiamo” e in “autista” e in altri punti, “Es” rappresentazione delle pulsioni in “parcheggiato la macchina” e in “tanti mazzi di banconote da 50 e 100 euro.” e in “la macchina senza autista andava via.” e in altri punti, “Super-Io” censura e moralità in “Vedendola in difficoltà e pensando che non era sicuro andare in giro con tutte quelle banconote in vista,” .

Il sogno di Anna Maria tira in ballo la “posizione psichica fallico-narcisistica”, autocompiacimento e amor proprio, e la “posizione genitale” e la “libido” corrispondente con i suoi sondaggi sulla vitalità sessuale.

I “meccanismi psichici di difesa” dall’angoscia innescati nel sogno di Anna Maria sono la “condensazione” in “figlia” e in “macchina” e in “borsetta” e in altro, lo “spostamento in “mazzi di banconote” e in “rumore” e in altro, la “proiezione” in “mia figlia” e in “vedendola in difficoltà”, la “figurabilità” in “macchina senza autista”.

Il “processo psichico di difesa” presente nel sogno di Anna Maria è la “regressione” nei termini funzionali onirici ossia nella introversione delle energie e nelle allucinazioni. La “sublimazione della libido” non risulta in azione.

Il sogno di Anna Maria attesta di una “organizzazione psichica reattiva”, carattere o struttura, a prevalenza “narcisistica” e all’interno di una cornice nettamente “genitale”, sessualità e maternità.

Le “figure retoriche” elaborate da Anna Maria nel suo sogno sono la “allegoria” o relazione di somiglianza in “la macchina senza autista andava via” e in “la macchina è ripartita nuovamente senza ritornare”, la “metafora” in “macchina” e in “borsetta”, la “metonimia” o relazione di senso logico in “rumore” e in “parcheggiata”. Il sogno di Anna Maria sorprende per la capacità naturale e inconsapevole della protagonista a coniare allegorie e a usare il “meccanismo della figurabilità”.

La “diagnosi” dice di un sentimento della rivalità materna in un ambito di recupero narcisistico della “libido genitale”. Anna Maria approfitta dell’alleata figlia per svolgere la sua psicodinamica di riduzione e caduta dell’avvenenza e del fascino giovanile. Tecnicamente Anna Maria reagisce al “fantasma di castrazione” con la rappresentazione compensatoria del fenomeno psicofisico dell’orgasmo.

La “prognosi” impone ad Anna Maria di recuperare la consapevolezza delle sue frustrazioni e di reagire in maniera realistica agli scompensi ormonali ed estetici. La competizione con il tempo e con la figlia non porta quei risultati di benessere a cui aspira, mentre l’accettazione amorosa del suo destino di donna può reperire ed esaltare nuove e non immaginate doti. La giusta collocazione sociale completerà l’opera di reinserimento dopo la crisi esistenziale. La vitalità erotica e sessuale è ampiamente compensata da madre natura e dalla psiche nell’età matura e dopo l’inesorabile perdita della fertilità.

Il “rischio psicopatologico” si attesta in una recrudescenza del “fantasma di castrazione” e in una “psiconevrosi istero-fobica- ossessiva”: conflitto e somatizzazione d’angoscia e idee ritornanti.

Il “grado di purezza onirico” rientra nell’ordine del “buono” proprio per la naturalezza descrittiva e narrativa che è prossima all’irrealtà.

La causa scatenante del sogno di Anna Maria, “resto diurno” del “resto notturno”, si attesta nella naturale frequentazione della figlia e nella loro splendida e umana relazione. Incide in ogni caso la quotidiana consapevolezza del tempo che che trascorre e lascia qualche ferita narcisistica.

La “qualità onirica” o attributo dominante nel sogno di Anna Maria è proprio l’irrealtà della simbologia dinamica della “macchina”.

Il sogno si è svolto nella seconda fase del sonno REM proprio per le caratteristiche di cui si diceva e alla luce della esigua carica tensiva. L’emozione si accompagna alla sorpresa in un crescendo di desiderio di capire il significato del prodotto psichico che Anna Maria sta confezionando.

Il “fattore allucinatorio” si attesta nel senso della vista e dell’udito: “quando abbiamo sentito il rumore della nostra macchina” e “abbiamo visto che la macchina senza autista andava via.” Degna di nota è l’allucinazione spaziale in “Stavamo dirigendoci” e in “ci siamo dirette”.

Il “grado di attendibilità” della decodificazione del sogno di Anna Maria è “buono” e, di conseguenza, il grado di fallacia è “scarso”. La simbologia è abbastanza scontata e diffusa per cui la psicodinamica si evidenzia in maniera lineare.

DOMANDE & RISPOSTE

La decodificazione del sogno di Anna Maria è stata analizzata da una lettrice anonima che nella vita svolge la professione di ragioniera. Alle fine ha posto le seguenti domande.

Domanda
Faccio un riepilogo di quello che ho capito. La madre e la figlia escono insieme per andare a una conferenza con la macchina e la parcheggiano. Tutto questo è possibile nella realtà. Che la figlia abbia banconote all’aria aperta senza una borsetta, è improbabile ma è possibile. Che la madre le dia una borsa dove metterle, può succedere. Ma che la macchina si muova da sola e che scompaia, mi sembra qualcosa di magico.
Risposta
Giusto, sono pienamente d’accordo. Nel contenuto del sogno ci sono pezzi realistici e pezzi irreali. Ma il sogno è tutto simbolico e deve essere tradotto.
Domanda
Ah! E’ tutto simbolico e allora lei lo ha interpretato. Ma è sicuro? Non può essere mezzo realistico e mezzo simbolico?
Risposta
IL sogno ha una sua realtà complessa e specifica e non può essere un riepilogo da dormiente degli stessi temi e degli stessi processi razionali che usiamo da svegli.
Domanda
E allora mi spieghi come può una mamma entrare in competizione con la figlia ed essere invidiosa?
Risposta
E’ assolutamente normale perché la mamma ha una sua storia psichica e ha elaborato i suoi “fantasmi” e in speciale modo quelli “narcisistici”. Di conseguenza, a un certo punto della sua vita può ricordare e vedere nostalgicamente se stessa nella figlia senza essere diagnosticata fuori di testa. Importante è che il narcisismo sia utile e pratico e non porti alla deleteria sopraffazione e alla sciocca competizione.
Domanda
Ma che tipo di coppia lei vede nella madre e nella figlia?
Risposta
Hai presente una madre che va da dai quaranta anni ai cinquant’anni e che va a spasso con la figlia che va dai venti a i trent’anni?
Domanda
Ne vedo tante di questa coppia in piazza Duomo o in corso Matteotti, specialmente il sabato sera. Sono donne che si sono sposate a vent’anni e che hanno avuto figli subito e che sono ancora giovani quando i figli sono grandi.
Risposta
Perfetto. Ma tu non hai visto quello che hanno dentro, meglio quello che la madre si porta dentro. Ecco questo il sogno ha detto.
Domanda
Il sogno ha detto cosa prova una madre a passeggio con la figlia o che va ad una conferenza in macchina.
Risposta
Benissimo.
Domanda
Lei ci ha tirato fuori tante robe intime. Ma come ha fatto ed è sicuro che è la verità?
Risposta
Ho interpretato i simboli e li ho messi insieme.
Domanda
Ma alla fine non era sicuro e ha dato due possibilità.
Risposta
Questo conferma che il sogno non era completo, che mancava qualche pezzo, che non sempre si capisce e che, quando non si capisce, non si può interpretare.
Domanda
Me lo può spiegare ancora?
Risposta
Volentieri. Siccome la macchina non è più tornata, significa che si è persa e, quindi, c’è un processo organico che non funziona bene. Oppure, al contrario, significa che Anna Maria è sessualmente sistemata meglio di prima dopo una crisi psicofisica che può essere stata la menopausa o un trauma chirurgico.
Domanda
Ma Anna Maria ha una buona relazione con la figlia?
Risposta
Ottima, direi, perché solidarizzano in ogni senso e non soltanto perché vanno alle conferenze. Anna Maria è una madre quasi perfetta perché vive anche queste sensazioni di rivalità. Importante che non abdichi al ruolo di madre anche in tanta apparente amicizia. La figlia ha bisogno della madre e non dell’amica. Fissare con chiarezza il ruolo e rispettare la collocazione sono le doti migliori di una madre. Le confusioni psico-sociali fanno solamente male a entrambe.
Domanda
Però nel suo ultimo libro sull’anoressia mentale la madre ha un’importanza notevole?
Risposta
Più che altro è la figlia che è in gran confusione mentale. Certo la madre non si è messa in discussione. Leggi sul blog il “Bollettino per i naviganti” sul testo “Io e mia madre” per capire meglio. Poi, sai, ognuno nelle lettura di un libro ci mette tanto del suo.
Domanda
Quale canzone ha scelto per questo sogno?
Risposta
Ho scelto una vecchia canzone di Guccini, “Un altro giorno è andato”, per razionalizzare meglio lo scorrere del tempo e per volergli bene perché consente l’evoluzione.
Domanda
Grazie di tutto.
Risposta
Sono io a ringraziarti per la semplicità che mi hai regalato.

 

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