NERINA SOTTO IL TAVOLO CON IL DITO IN BOCCA E CON LA MANO SULL’OMBELICO

TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO

“Caro dottor Vallone,

ho sognato che avevo sei anni e stavo sotto il tavolo di casa con il dito in bocca e con la mano sull’ombelico.

Di poi, ho pensato che stavo tanto bene con la nonna e mi sono ricordata che, quando lei è morta, ho pianto tantissimo e che ero inconsolabile.

Cosa mi può dire di questo breve sogno?

Grazie anticipate da Nerina.”

 

DECODIFICAZIONE E CONTENUTO LATENTE

 

CONSIDERAZIONI

 

Il sogno di Nerina è un “mezzo-sogno” e una “mezza riflessione”. La prima metà è breve, ricca di simboli ed è elaborata sotto le sferzate del sonno e dell’”Io onirico”, quello che usa i “processi primari” o le modalità di pensiero della nostra infanzia: lo “stare sotto il tavolo”, il “dito in bocca”, la “mano sull’ombelico”.

La seconda parte è elaborata, meglio pensata, dall’”Io narrante” che completa l’opera con le sue acute riflessioni secondo il metodo delle “libere associazioni” e secondo i nessi logici della figura retorica della “metonimia”: il “ricordo della nonna morta”.

I sogni brevi sono più vicini all’autenticità psichica e alla purezza onirica anche se sono una parte minima del complesso psichico che è stato riesumato e organizzato. La prima parte del sogno di Nerina è proprio farina onirica pura. La seconda parte è oniricamente accomodata secondo una presa di coscienza: la grande importanza della nonna nella vita affettiva di Nerina e la grande “catarsi” del pianto alla sua morte.

Passiamo a decodificare in maniera semplice una simbologia complessa e procediamo come il sogno suggerisce.

 

SIMBOLI ARCHETIPI FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

 

“ho sognato che avevo sei anni e stavo sotto il tavolo di casa con il dito in bocca e con la mano sull’ombelico.”

 

Nerina usa in sogno il processo psichico di difesa dall’angoscia della “regressione”, “avevo sei anni”, e il processo psichico di difesa della “fissazione” alle prime posizioni psichiche evolutive della “libido” e nel caso specifico alla “posizione orale”: il tema dell’affettività e della figura materna.  Un ricordo dell’infanzia scatena il sogno di Nerina e attesta simbolicamente delle psicodinamiche riemerse in questa contingenza della sua vita.

 

Stare “sotto il tavolo” simbolicamente significa mettersi sotto le ali protettive della madre secondo una semplice accezione onirica: il “tavolo” condensa la copertura, la protezione, la tutela del grembo materno, una “traslazione” della “madre” nelle sue funzioni filogenetiche o di “amore della Specie”. La madre di Nerina si sta evolvendo nell’archetipo della “Madre”, il simbolo universale che include tutti quelli che sono nati e nascono da madre e da grembo femminile, il principio femminile e l’”origine della Specie”.

 

“Il dito in bocca” rievoca la “posizione e la libido orale”, gli affetti e la figura materna, la consolazione da carenza. Il succhiare significa nutrirsi e scaricare le tensioni d’angoscia.

 

“La mano sull’ombelico” indica la madre incinta e il “sentimento della rivalità fraterna”, la perdita del privilegio affettivo. Nerina ha visto la madre incinta e ha concepito il grembo materno come il deposito naturale della vita e l’inizio del trauma della rivalità fraterna.

 

L’”ombelico” è la “traslazione” della figura materna nella sua ambiguità di funzione e nella sua ambivalenza sentimentale di amore e odio: dalla pancia, inoltre, viene fuori un fratello da amare e da odiare.

 

“Sotto il tavolo”, “il dito in bocca”, “la mano sull’ombelico” sono tre temi simbolici che servono a sviluppare la psicodinamica intorno alla madre e alla dimensione affettiva. Nerina propone nel sogno il tema psichico in atto, il suo rapporto conflittuale con la madre e il suo bisogno affettivo di essere aiutata e protetta.

 

“Di poi, ho pensato che stavo tanto bene con la nonna e mi sono ricordata che, quando lei è morta, ho pianto tantissimo e che ero inconsolabile.”

 

A questo punto del sogno Nerina si è agitata e si sta svegliando, ma prima opera un’associazione significativa e determinante della figura materna con la figura della nonna. La “traslazione” è esplicativa e attesta che la nonna ha sostituito e compensato la madre nella vita e nella formazione affettive di Nerina, per cui la perdita di cotanta figura produce “inconsolabilità”. Quest’ultimo concetto si traduce simbolicamente in “senza cibo” “senza pasto”, “senza appagamento della fame”, “affamata”. La “consolazione” significa riparazione del trauma della perdita depressiva attraverso un agire compensativo, una “traslazione” in reazione alla disperazione e in riaffermazione dell’equilibrio turbato.

Inconsolabile vuol dire che la perdita è tanta e altrettanta è la disperazione nel trovare un altro affetto. La morte si sconfigge con il banchetto, con il cibo reale ed eretto a simbolo di quell’amore mutilato dalla perdita.

 

PSICODINAMICA

 

La psicodinamica del sogno di Nerina si attesta nella sfera affettiva e nell’aver sostituito la madre con la nonna a compensazione della frustrazione legata non soltanto alla madre, ma anche al sentimento della rivalità fraterna con la nascita dei fratelli. Trattasi di una psicodinamica classica nelle famiglie degli anni cinquanta composte da tanti figli e da genitori parzialmente distratti da problemi di sussistenza.

 

ISTANZE E POSIZIONI PSICHICHE

 

La “posizione psichica orale” è dominante insieme alle pulsioni dell’istanza “Es” in ottemperanza alla sfera affettiva richiamata da Nerina nel suo sogno.

L’”Io onirico” gestisce i “processi primari” e di conseguenza elabora la prima parte del sogno, mentre l’”Io narrante” gestisce i “processi secondari” e procede nell’associazione successiva con la nonna e con la sua morte. Non è presente la funzione censoria e morale del “Super-Io”.

 

MECCANISMI E PROCESSI PSICHCI DI DIFESA

 

Sono presenti i processi psichici di difesa della “regressione” e della “fissazione” a tappe gratificanti dell’evoluzione degli investimenti della “libido”. E’ presente il meccanismo di difesa della “rimozione” e del “ritorno del rimosso”, la nonna come affetto e la nonna come perdita, nonché il meccanismo della “condensazione” e dello “spostamento”, il “tavolo”, il “dito in bocca”, la “mano sull’ombelico”.

 

ORGANIZZAZIONE PSICHICA REATTIVA

 

L’organizzazione psichica reattiva evidenzia un intenso tratto “orale” e una sensibilità alla perdita affettiva.

 

FIGURE RETORICHE

 

Le figure retoriche coinvolte sono la “metafora” in “sotto il tavolo”, la “metonimia” nella “mano sull’ombelico”, e l’”enfasi” nel “dito in bocca”.

 

DIAGNOSI

 

La diagnosi dispone per una crisi della sfera affettiva, una psiconevrosi depressiva legata alla figura materna.

 

PROGNOSI

 

Nerina ha provveduto a ricercare l’amore mancato o insufficiente della madre nella nonna e ha riparato in tal modo il trauma per continuare a vivere e a fare i suoi investimenti evolutivi di “libido”. Si auspica un’emancipazione affettiva e un’autonomia compatibile con i suoi storici bisogni emotivi per non cadere nella dipendenza da altre figure meno affidabili della madre.

 

RISCHIO PSICOPATOLOGICO

 

Il rischio psicopatologico si attesta nella sindrome depressiva e nella sofferenza di un’autonomia psichica non adeguatamente evoluta.

 

GRADO DI PUREZZA ONIRICA

 

In base a quanto affermato nella decodificazione e in base al contenuto dei “fantasmi”, il grado di “purezza onirica” del sogno di Nerina è “3” secondo la scala che vuole “1” il massimo dell’ibridismo, “processo secondario>processo primario”, e “5” il massimo della purezza, “processo primario>processo secondario”.

 

RESTO DIURNO

 

Il “resto diurno” del “resto notturno” di Nerina, la causa scatenante del sogno, si attesta nel ricordo della nonna o in un maldestro approccio con la madre. E’ possibile che sia stata anche una riflessione sulla situazione affettiva in atto a provocare il sogno.

 

CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE

 

E’ opportuno un primo chiarimento sui processi psichici di difesa dall’angoscia della “regressione” e della “fissazione”.

Il primo si sviluppa secondo un movimento della “libido” invertito rispetto alla direzione normale ed evolutiva a causa di una frustrazione o di un’angoscia ingestibili dalla coscienza e non passibili di “rimozione”, per cui si ripristinano forme mentali e comportamenti del passato non compatibili con la realtà psico-esistenziale in atto. Un modo della psicodinamica regressiva è la regressione sullo spazio psichico, “topica”, che consiste in un percorso retrogrado dell’eccitazione, come avviene nel sogno. Essendo negato all’energia l’accesso alla motilità esterna, essa ritorna indietro e attiva il sistema percettivo in una creazione di immagini sensoriali e allucinatorie, i “fantasmi”, nell’aspetto immaginifico del sogno. Il cammino della “libido” istruito è sincronico e spaziale, nello stesso tempo e nello stesso spazio, ossia avviene simultaneamente all’interno dell’apparato psichico.

 

La “fissazione” è un processo psichico di difesa dall’angoscia tramite il quale l’evoluzione della “libido” e i suoi investimenti a causa di specifiche situazioni affettive ed emotive si arrestano o arretrano e si legano a persone, a situazioni, a immagini, a relazioni e a eventi particolarmente forti e significativi a livello psicologico perché rassicuranti,  protettivi e soddisfacenti specialmente in un presente ricco di frustrazioni e di traumi. La “fissazione” è collegata inevitabilmente alla “regressione” o a un processo regressivo o a un’evoluzione all’incontrario, anzi ne è la logica conseguenza riparatoria.

 

Un altro approfondimento è dedicato alla simbologia del “tavolo” e del “sotto il tavolo”: l’elaborazione culturale. La “cultura”, l’insieme degli schemi interpretativi ed esecutivi dell’uomo nei riguardi della realtà, esige che “sotto il tavolo” include ancora la “madre” e la “protezione”, la “donna anziana” e la “tutela extraterritoriale”. La cultura dei “Pellerossa”, gli Indiani d’America, con il suo prevalente schema emotivo colloca nella “tenda della donna vecchia” l’inviolabilità e l’assoluzione temporanea della colpa da parte di un maschio che in essa si rifugia, nonché l’impossibilità del potere collettivo e della forza del gruppo, il “principio maschile”, di violare lo spazio e l’autorità incarnata dalla “Madre” o dal “principio ontogenetico e neurovegetativo femminile”. La “Madre” è l’origine della Vita e del “Diritto naturale”, un insieme di norme elementari che non è scritto nella “Carta”, ma è inscritto nel “Corpo”. Di poi, quest’ultimo diventa oggetto di speculazione per la formulazione del “Diritto positivo e storico”, la “Legge”. La “Madre” è fuori dal tempo, dallo spazio, dalla storia e dalla Legge positiva. La “Madre” è archetipo, dea madre, principio senza il quale non è data la “libido”, l’energia vitale che rende possibile l’evoluzione psicofisica del “Tutto”. In termini semplici presso la cultura degli indiani d’America qualsiasi maschio che avesse commesso un reato e che si fosse rifugiato sotto la tenda della donna anziana, presente in ogni villaggio, non poteva essere catturato per l’espiazione del reato. Si tratta del “diritto di extraterritorialità” come per le attuali ambasciate. La “Madre” protegge e tutela in base alla sua potenza neurovegetativa che va al di là della Ragione e della Storia, è mentalmente oscura e risale alla notte dei tempi, è superiore alla Ragione e alla Legge umana. La “Madre” è depositaria della “Legge del sangue” e dell’antica verità da cui si origina il “Tutto”.

In altre culture tribali e primarie dell’Africa la “tenda” è sostituita addirittura dall’ampia gonna della “Madre”, sempre la donna anziana del villaggio.

Ancora si deve rilevare che le organizzazioni criminali che si originano dal popolo, come la Mafia e compagnia cantante, si basano culturalmente sugli schemi interpretativi ed esecutivi della “Legge neurovegetativa del Sangue” di cui è depositaria e padrona la “Madre”.

 

E’ opportuna ancora una precisazione suI tema della consolazione dopo la morte, il “consolo”. Quest’ultimo si attesta, ad esempio nella Sicilia degli anni cinquanta, in un pasto completo e ricco da portare ai parenti del defunto in esorcismo dell’angoscia di morte e in trionfo effimero della “Vita” nei confronti della “Morte” o quanto meno nel ripristino della prima nei confronti della seconda.

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