“Michel sogna di trovarsi in piazza con gli amici.
All’improvviso si scatena un terremoto.
Michel non è in panico come tutti gli altri e si sente sicuro sotto una pensilina di plastica in attesa della corriera.”
Un buontempone è questo Michel. Non gli mancano le arti della socializzazione e non sa fare a meno delle relazioni. Si offre e si vende bene, molto bene. Anche la seduzione non deve difettare. Un uomo di mondo che si esibisce, un leader nel suo essere speciale.
La collocazione della “piazza” richiama simbolicamente la greca “agorà”, il luogo della politica e delle relazioni sociali di poco spessore, della truffa e dell’inganno, dello scambio e della comunicazione, della parola e dei discorsi, dei millantatori e dei narcisisti. La “piazza” non è la dimora e tanto meno l’alcova. In “agorà” si trovava bene Socrate nell’ascolto dei Sofisti, si trovavano bene i sudditi nell’ascolto dei dittatori, si trova bene Michel con la gente che lo conosce e gli vuol bene.
“Michel sogna di trovarsi in piazza con gli amici.” Assolto il punto primo.
Punto secondo: ” All’improvviso si scatena un terremoto.”
Cosa sarà mai un terremoto per un uomo come Michel che ha tanti amici e che si trova in piazza? Leggo direttamente dal mio “dizionario psicoanalitico dei simboli onirici” e riporto la voce “terremoto”: “grave disagio psichico, crisi del principio di realtà e della funzione di mediazione dell’istanza dell’Io combattuto tra le inibizioni del Super-Io e le pulsioni dell’Es, conflitto psichico e contatto precario con la realtà in atto. Povero Michel! E’ proprio preso male. Questo terremoto non ci voleva in tanto godimento relazionale. Stava così bene in piazza con gli amici e all’improvviso arriva il terremoto. Ma cosa c’entrava il terremoto? Eppure nell’apparente benessere il sogno dice che Michel cova un forte malessere. Non ci resta che vedere la soluzione ingegnosa di Michel a tanto disagio.
L’onnipotenza! “Michel non è in panico come tutti gli altri…” Michel è diverso, è un vero uomo dai mille accorgimenti e dalle mille risorse. Michel ne sa una più del diavolo. Povero diavolo, quanti confronti è stato ed è costretto a subire senza essere interpellato! Il terremoto non impaurisce minimamente Michel. Quest’uomo è fatto di un’altra pasta. Michel non è come gli altri “cacasotto” che di fronte al terremoto si rifugiano in un riparo possibilmente più sicuro. Michel conosce le cose del mondo e ha una risposta per ogni evenienza. Michel può tutto, “omnia potest” come il Padreterno. Miche è un padreterno, si valuta e si ama tanto da entrare in concorrenza con Narciso. “Panico” traduce “tutto compreso”, il timor panico abbraccia tutto, il corpo e la mente. Di fronte a una manifestazione mastodontica della Natura, un “sublime” l’ha definito Kant, Michel si schernisce e non si lascia minimamente emozionare. Che lenza! Che uomo, anzi che superuomo!
“…si sente sicuro sotto la pensilina di plastica in attesa della corriera.”
Pensate un po’! Una traballante pensilina di plastica è il giusto antidoto alla furia distruttrice di un terremoto, al “sublime” della Natura. Michel è veramente un genio onnipotente. Vive in un altro mondo, una neorealtà tutta sua dove non c’è il terremoto o quanto meno non fa paura, anzi fa sorridere, una personale realtà diversa da quella degli altri comuni e poveri mortali. Basta una pensilina di plastica per ripararlo dal terremoto, una difesa apparentemente irrisoria per sopravvivere ai più terribili disastri.
La vita continua soltanto per Michel: aspetta l’arrivo della corriera. Mentre tutti cercano di conservare la vita, Michel sopravvive, va “sopra la vita” con la sua onnipotenza, può magicamente far tutto a suo favore e tutto in sua esaltazione. La corriera, trattandosi di automatismo meccanico, condensa simbolicamente le pulsioni sessuali gestite dal sistema neurovegetativo involontario. Di fronte ai disastri del suo “Io” Michel reagisce con l’antidoto sessuale: la sua autoterapia antidepressiva.
Questa è la versione ilare del sogno di Michel, a riprova di come il sogno sa usare anche l’ironia nel formularsi. Il termine “ironia” ha un significato filosofico, Socrate, e psicologico, Freud: destrutturazione dell’Io e delle sue resistenze nella presa di coscienza del materiale psichico rimosso e per una migliore autoconsapevolezza.
Il sogno paradossale di Michel evidenzia una grossa componente depressiva dietro una facciata ironica; quest’ultima serve da copertura al vero problema e funge da resistenza alla presa di coscienza, ma è un forte stimolo a disoccultare i conflitti rimossi e la mancata maturazione umana, oltre che psichica.
La prognosi impone la giusta valutazione del disagio psichico e la terapia adeguata all’angoscia di perdita, dal momento che l’onnipotenza non può reggere sempre il peso dei conflitti irrisolti.
Il rischio psicopatologico si attesta nella sindrome depressiva.
Riflessioni metodologiche: il sogno ha una sua ilarità. “Si ride per non piangere”, dice un motto popolare per sottolineare la “conversione nell’opposto”, un meccanismo di difesa dall’angoscia e di formazione del sogno. Freud scrisse un’opera titolata “Il motto di spirito e la sua relazione con l’Inconscio” nell’anno 1905, dove coglieva i collegamenti tra la dimensione interiore e l’espressione esteriore, tra il materiale psichico rimosso e l’espressione verbale o mimica. In sostanza il riso nasce dal richiamo subdolo di pensieri rimossi e di notizie indicibili: ad esempio ammiccare alla sessualità in maniera indiretta. Il sogno usa il paradosso per dire profonde verità e l’ironia come invito alla presa di coscienza del materiale psichico rimosso. Queste verità bisogna saper leggere e adeguatamente considerare, questo invito bisogna accettare inevitabilmente prima o poi.