MANCATO RICONOSCIMENTO DEL PADRE E CRISI DELL’AFFETTIVITA’

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Maurizio sogna di correre in bicicletta nella città natale. Va molto veloce e per  due volte rischia di cadere, ma riesce a fermarsi in tempo frenando sia con i freni e sia strisciando i piedi per terra. Prova una sensazione di angoscia per il pericolo scampato.  

Sta andando a comprare dei vestiti per una gita in montagna, ma dopo un po’ pensa che il negozio è troppo lontano, che la gita forse non si farà e che comunque quei vestiti non gli servono perché ne possiede già molti altri.

Quindi Maurizio rinuncia e continua a correre in bicicletta. Si ferma a casa dei nonni paterni. Non riesce a vedere i volti dei nonni, ma soltanto le figure in controluce: il nonno è in piedi e la nonna è seduta che lavora a maglia.

Parla quasi solo lui e dice che è appena arrivato da Dubai, che è lì per un saluto veloce e che si sarebbero visti con calma nei giorni seguenti. I nonni dicono che va tutto bene e che, quando vuole, loro sono sempre lì che lo aspettano. Maurizio percepisce che stanno bene e ha una forte sensazione di serenità, quasi di gioia. Poi se ne va promettendo di tornare presto.

Quando scende in strada Maurizio si accorge che gli hanno rubato la bicicletta e prova una sensazione d’angoscia. Ci sono molte biciclette rotte attorno alla casa, ma non riesce a trovare la sua. Pensa che i tempi sono cambiati e la sua città è diventata più insicura. Si accorge di non avere la chiave del lucchetto e che quindi ha parcheggiato la bicicletta senza chiuderla.

Pensa che suo padre lo rimprovererà per questo motivo. Pensa di chiamare qualcuno perché lo venga a prendere, ma poi riflette sul fatto che la casa dei suoi genitori è vicina e quindi s’incammina verso casa.”

Il tema del sogno è semplice: l’immancabile e immarcescibile complesso di Edipo, elaborato nel tempo da un figlio con toni affettivi apparentemente blandi, ma tanto carichi di nostalgia. Maurizio è alla ricerca di una nuova verità da disvelare a se stesso e il sogno non solo evidenzia il suo “status” psichico in atto, ma gli suggerisce cosa fare, lo spinge a riparare, lo prepara a livello interiore, lo educa al cambiamento. Il tutto avviene in una cornice emotivamente composta, eccezion fatta per lo struggimento nostalgico sotteso. “Il sogno siamo noi”, noi con le nostre dimensioni temporali e con il complesso dei vissuti importanti che ci hanno formato e contraddistinto. Il sogno di Maurizio verte sulle radici e vola sui risvolti futuribili in riguardo ai temi affettivi e sessuali. Il sogno di Maurizio è la consapevolezza del presente in atto e l’atmosfera dominante è la nostalgia: “il dolore del ritorno”. La nostalgia è struggimento proprio perché oggettivamente non è possibile il ritorno del passato, ma a livello psichico è magicamente possibile e avviene tramite i meccanismi di difesa della “regressione” e della “fissazione” e avviene sempre al presente: Maurizio ricorda e si colloca nella fase psichica più gratificante, la “fase fallico-narcisistica”.

Torniamo alla decodificazione del sogno. L’analisi sarà effettuata per scene, come se fosse un’opera artistica, un prodotto creativo che non nasce dal nulla, ma da un universo di vissuti da integrare nella propria struttura. Il nesso che unisce i diversi quadri si evidenzierà man mano che si procederà con l’analisi.

 Scena prima

Il primo quadro tratta dell’adolescenza di Maurizio e rievoca il tempo in cui andava in “bicicletta” da solo o con le ragazzine. La “bicicletta” è il classico simbolo del desiderio sessuale, il desiderio che prelude al coito, e  rappresenta l’ormone garibaldino e le pulsioni della vita sessuale. La bicicletta non a caso s’inforca, condensa la “libido pre-genitale”, quella che si appaga di se stessa e attende di evolversi nel sentimento amoroso. La naturale evoluzione della bicicletta è,quindi, la “libido genitale”, quella che si appaga con l’altro e ha bisogno dell’altro per essere completa nella sua psicodinamica. Però Maurizio non vuole legami affettivi e per ben due volte ha rischiato di essere coinvolto emotivamente in qualche storia di sesso che voleva diventare una storia d’amore. Ma per fortuna Maurizio ha frenato con i piedi, ossia sessualmente evitando il coinvolgimento o non lasciandosi emotivamente andare, e con i freni mentali, ossia con quelli meccanici della bicicletta. L’angoscia per il pericolo scampato è spropositata, per cui è lecita la domanda: da quale difesa è turbato Maurizio? Maurizio si appaga di sé e non riesce a legarsi affettivamente alle ragazze. Maurizio basta a se stesso,  non riesce a innamorarsi e fugge dalle ragazze come Narciso da Eco. Il primo quadro  fornisce elementi legati al desiderio erotico e all’anaffettività. Maurizio desidera sessualmente le ragazze, ma non riesce a legasi, a innamorarsi, a investire “libido genitale”. Maurizio si ferma all’investimento narcisistico, si attesta su se stesso e di se stesso si appaga. I termini che giustificano tali affermazioni sono i seguenti: “correre in bicicletta nella sua città natale”, “va molto veloce”, “rischia di cadere”, “riesce a fermarsi in tempo frenando”,“angoscia per il pericolo scampato”.

Scena seconda

Maurizio vuole “comprare vestiti per una gita in montagna”. Gli servono modi di essere evolutivi e in particolare gli serve la “sublimazione” della “libido

fallico-narcisistica” in un contesto più genitale o meglio affettivo. A Maurizio servono atteggiamenti nuovi e cambiamenti emotivi per comporre la sua carica erotica onde capirla meglio ed evolverla in affetto, evolvere il senso in sentimento, ma poi si convince che la “sublimazione” non è per lui e che userà, senza cambiare, gli stessi modi di essere che ha acquisito nel tempo. Maurizio perde una tappa evolutiva e continuerà ad amare se stesso fissandosi nella “fase fallico-narcisistica”. Qualcosa nella psicodinamica edipica deve essere andato storto.

Scena terza

“Rinuncia e continua a correre in bicicletta. Si ferma dai nonni paterni”. Ecco, si presenta l’affettività in “regressione” mentre si fissa negli affetti consolidati: le radici familiari, i nonni così importanti nella sua infanzia e nella sua prima  giovinezza quando Maurizio correva in bicicletta. La scena familiare è composta da figure evanescenti ma chiare nella loro funzione: i nonni hanno costituito la famiglia di Maurizio e gli hanno dato affetto e sicurezza nella quotidianità con i loro ruoli e con le loro consuete posizioni. Si capisce che i nonni sono ombre e che sono partiti per un viaggio da qualche parte in qualche parte, ma per Maurizio sono vivi e presenti dentro di lui in maniera indelebile, perché sono le uniche figure a cui si è affidato affettivamente senza resistenze e paure. I nonni sono i suoi genitori allo stato puro dell’affettività. “Non riesce a vedere i volti … ma soltanto le figure in controluce”: mi piace far notare come il sogno di Maurizio rappresenta la morte in maniera poetica come in un passo dell’Odissea di Omero o dell’Inferno di Dante Alighieri. Quante cose si possono dire sul rapporto tra poesia e sogno, ma non vado oltre e proseguo con la scena successiva.

Scena quarta

Maurizio racconta di sé al presente, di quello che fa, di come vive. Non c’è più la giovinezza di allora, ma ci sono gli affetti sicuri. Anche se Maurizio è anaffettivo, ai nonni vuole un gran bene e glielo dimostra con calma, tranquillizzandoli e tranquillizzandosi: gli affetti pregressi di Maurizio sono determinanti e sono gli unici vissuti nella giusta dimensione. Anche Maurizio sa amare ed ama i suoi nonni e di questo prova gioia. Non si scriverà mai abbastanza sulle figure dei nonni e sulla loro determinante importanza per l’evoluzione della sfera affettiva dei nipoti e della loro generosità nell’esternare affetti disinteressati che non chiedono nulla in cambio. Si potrà anche rilevare che i nonni riparano gli errori che hanno fatto coni figli, ma questo non vale nel nostro caso. Maurizio ha vissuto con i suoi nonni il vero sentimento e ha supplito con loro alle figure dei suoi genitori di cui il sogno non parla fino a questa scena quarta. Ma si sa che il sogno non mente e non te le manda a dire le cose giuste, ma si coinvolge in prima persona nel bene e nel male, categorie morali che, pur tuttavia, il sogno non conosce. “Percepisce che stanno bene e ha una forte sensazione di serenità, quasi di gioia.” I sentimenti sono esposti come la merce in fiera, senza trucco e senza inganno. “Poi se ne va …”: Maurizio deve vivere. Si sarebbe potuto fissare in questo gratificante contesto, ma sente il bisogno, quasi il dovere, di realizzarsi, di investire la sua “libido” nei sentimenti o nei fatti, nell’amore o nel lavoro, nell’ozio o nel negozio. Infatti ai nonni ha comunicato che ne ha fatto di strada, ma a livello di realizzazione lavorativa. Maurizio non ha comunicato ai nonni di avere una donna o dei figli perché ha amato se stesso nella versione del fare: ergoterapia.

Scena quinta

Si profila il dramma e la verità: il conflitto edipico e la castrazione paterna. “Si accorge che gli hanno rubato la bicicletta”. Maurizio prende coscienza che il trauma della “castrazione” ha impedito alla sua sessualità di maturare, di  evolversi nella “genitalità” e di essere sentimentalmente donativa. Sperava di potersi innamorare, ma non ha risolto il complesso di Edipo, non ha riconosciuto il padre e quindi non sa innamorarsi e legarsi a una donna, non sente il bisogno di avere dei figli. La donna, in particolare, non sa viverla come oggetto completo. Maurizio sa vivere la donna come oggetto parziale, come portatrice di sessualità, ma non la vive come degna di un legame affettivo con lui. L’angoscia nevrotica della “castrazione” gli suggerisce che non si può recuperare questa incapacità rubando un’altra bicicletta, magari vecchia e rotta. Maurizio non riesce a trovare la sua bicicletta nel luogo dove un ladro specializzato rompe le biciclette vicino casa sua. Non sono più i tempi di una volta! Ma perché Maurizio non sa amare le donne? Non ha la chiave del lucchetto: simbolo del coito. Maurizio non concepisce il coito a livello affettivo: “si accorge di non avere la chiave del lucchetto e che quindi ha parcheggiato la bicicletta senza chiuderla”. Proprio quando si lasciava andare affettivamente con le donne è subentrata il trauma della castrazione paterna. La chiave è un simbolo fallico, come il lucchetto condensa la recettività sessuale femminile. Ripeto: Maurizio non concepisce il coito come legame affettivo ed è rimasto fermo alla “fase della libido

fallico-narcisistica” e non si è evoluto nella “fase genitale” a causa della  mancata accettazione della “castrazione” edipica, unica condizione per risolvere il conflitto con il padre e per evolvere la sua sfera affettiva. Maurizio si è fissato alla sessualità gratificante e solitaria dei suoi cinque anni. Andare con una donna equivale a una masturbazione in due, una compresenza sessuale fine a se stessa che non s’infutura in un progetto di vita dettato da un forte investimento affettivo.

Scena sesta

Ecco chi rompe le biciclette attorno casa sua! Trattasi del padre di Maurizio. Il vandalo è proprio il padre. S’immagina una persona severa e anaffettiva, un uomo tutto d’un pezzo e senza tanti fronzoli sentimentali, un uomo d’altri tempi e non di questi tempi. Maurizio ha litigato con il tempo, vive il presente tra passato e futuro. Eppure Maurizio fa “alleanza con il nemico”, una strategia severa e un meccanismo di difesa dall’angoscia di separazione. Maurizio sta in famiglia come un figlio e senza farsi aiutare da nessuno, rigido come il padre: “la casa dei suoi genitori è vicina e si dirige verso casa”. Il complesso di Edipo esiste e persiste nel non essere risolto tramite il superamento della necessaria “castrazione” per passare all’identificazione nel padre e nel riconoscimento della sua sacra persona. Maurizio ha rifiutato l’aiuto degli altri al prezzo di vivere la sua vita senza donne importanti e senza legami affettivi significativi. Maurizio non sa amare, non ha maturato la “libido genitale” e non è contento perché ha nostalgia degli affetti che non ci sono più ed è addolorato perché non sa rinnovarli investendo la sua libido nella coppia e nella famiglia. E allora si avvia verso la casa dei genitori e, in attesa di riparare il trauma, fa il figlio e sogna i nonni e la giovinezza, il tempo quando il problema si è formato dentro di lui. “La casa dei suoi genitori è vicina e quindi s’incammina verso casa.” Questo è il naturale epilogo di una mancata risoluzione del famigerato complesso edipico.

 

La prognosi induce Maurizio a ridimensionare l’istanza del Super-Io, il senso del dovere e del limite, la rigidità psichica e morale. Lo costringe, inoltre, a considerare i suoi bisogni affettivi e ad affidarsi agli investimenti della “libido genitale” che può maturare soltanto attraverso l’identificazione e il riconoscimento della figura paterna.

 

Il rischio psicopatologico si attesta in un Super-Io ipertrofico che induce a una visione paranoica della realtà e del prossimo, oltre alla caduta della qualità della vita a causa dell’isolamento, che, anche se splendido, è sempre portatore di solitudine.

 

Riflessione metodologica: la libido fallico-narcisistica contraddistingue  l’evoluzione psichica senza distinzione di sesso dai tre ai cinque anni di vita. Si attesta nell’organo genitale come zona erogena: il pene e il clitoride. Le fasi precedenti, orale e anale, si subordinano a quella fallica e tutte si conservano nella vita sessuale adulta. La ricerca generale del piacere si integra nella funzione sessuale. Nella fase fallico-narcisistica la “libido” trova soddisfazione nella manipolazione dell’organo sessuale, la masturbazione. Quest’ultima rientra, quindi, nella normale evoluzione psicofisica di ogni bambino e di ogni bambina. Trattasi della più naturale e gratificante relazione con il proprio corpo alla scoperta della sua funzionalità vitale. Qualsiasi intervento costrittivo dei genitori o degli educatori induce inibizioni e guasti nell’evoluzione della sessualità. Gli adulti moralisti e bacchettoni proiettano i loro tabù e le loro colpe sui bambini, mentre questi ultimi esplorano il corpo nella sua naturale funzione erotica.

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