NARCISISMO  E  IDENTITA’

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“Wendy sogna di riflettersi allo specchio.

Nello specchio non appare la sua immagine, ma quella di una donna che non è lei, una donna completamente diversa da lei, una donna dal capello lungo color miele che va al capello medio sfilato moro, una donna dalla pelle olivastra che va alla pelle chiara e imperfetta.

Nel vedersi allo specchio così diversa, si spaventa e riprova a guardarsi più volte, ma non appare mai per quello che è.”

Il sogno di Wendy comporta un ampio preambolo teorico: i meccanismi di difesa della “proiezione” e della ”introiezione” tanto per cominciare. Il primo è messo in atto dall’ ”Io” cosciente per affrontare situazioni d’angoscia, vissute come un pericolo per la propria integrità e per il proprio equilibrio. Esso si attesta nell’attribuire ad altri idee, sentimenti, fatti, conflitti, materiale psichico di propria appartenenza. Non funzionando il meccanismo principe di difesa della “rimozione”, che consiste nel dimenticare o nell’eliminare il materiale angosciante dalla scena della coscienza, il materiale “non rimosso”, per l’appunto, ritorna per essere sistemato fuori dall’ “Io” cosciente, all’esterno: il pericolo interno si esterna, il vissuto non accettato si riversa fuori, il trauma si estromette. Qualcuno dice “tu sei crudele”: di chi sta parlando?

La “introiezione” è un meccanismo di difesa che si basa nel “mettere dentro” un vissuto psichico e comporta  la “identificazione” per suggestione o per imitazione: “anch’io come lui” dice il santo o l’eroe. Nella risoluzione del complesso di Edipo, ad esempio, bisogna identificarsi nel genitore con cui si era entrati in conflitto, secondo il concetto di normalità di Freud il genitore dello stesso sesso.

Un richiamo teorico spetta ancora al significato profondo del mito di Narciso per un approccio più completo al sogno di Wendy e a conferma che i sogni non sono semplici operazioni notturne, ma tanto di altro, ma tanto di più di tanto altro. Il greco Narciso è un semidio famoso per sua bellezza e per il suo sprezzante rifiuto dei giovinetti amanti; in altre versioni è celebre per la sua  crudele “misoginia”, avversione alle donne: la povera Eco ancora invoca per valli e per monti il nome di Narciso, perché di lei è rimasta soltanto la voce. La dea della vendetta, la greca Nemesi, condanna il crudele Narciso a innamorarsi perdutamente della sua immagine riflessa nell’acqua e a morire consapevole dell’impossibilità del suo amore. Il “narcisismo” è l’amore smodato per se stesso e l’incapacità ad amare l’altro, l’altro da sé.

Un richiamo, per concludere, va alla fase fallico-narcisistica dell’evoluzione della “libido”, fase che si sviluppa dal quarto anno di vita e si attesta nella concentrazione erotica sull’organo sessuale e nella masturbazione, sempre secondo gli studi di Freud sulla sessualità infantile. Quando si parla d’investimento narcisistico della “libido”, s’intende un amore patologico verso se stessi, ma questa fase è molto importante per la formazione dell’amor proprio e dell’autostima, oltre che per la formazione dell’ “Io ideale”, un sentimento di perfezione e una tensione verso il meglio come compensazione del residuo narcisismo originario.

Veniamo al sogno di Wendy dopo queste necessarie riflessioni metodologiche.

L’atto di “riflettersi allo specchio” è un rafforzamento simbolico dei meccanismi psichici di difesa dall’angoscia della “proiezione” e della  “introiezione”. Wendy è interessata a se stessa e va alla ricerca di conferme su se stessa e sul suo modo di essere più interno che esterno. Wendy, più che dalla sua immagine esteriore, è attratta dalla sua immagine interiore, dalla sua sfera intima e dalla sua produzione psichica profonda.

Wendy vede una “donna che non è lei”: solite birichinate del sogno! Quella donna è il complesso esteriore e interiore, la dimensione esterna e interna della stessa Wendy, quella donna è il desiderio allucinato di se stessa in immagine globale, una visione complessa e non soltanto estetica, una “fantasia” di se stessa. Il termine “fantasia” deriva dal greco antico e significa grossolanamente “prendere luce”, un’ allucinazione legata all’eccitazione del desiderio. Non dimentichiamo che il sogno è appagamento di un desiderio profondo e rimosso, sempre secondo Freud, ed è basato su allucinazioni sensoriali, normali in sogno, ma psicopatologiche nella veglia.

Si prospetta a questo punto l’ideale globale e apparentemente estetico di Wendy, il suo desiderio d’interiorità e la sua allucinazione erotica: “una donna che non è lei…, completamente diversa da lei…, una donna dal capello lungo color miele…, una donna dalla pelle olivastra. Wendy non gradisce i seguenti suoi attributi in atto e in esercizio: “la donna”, “il capello”, “la pelle”. Decodifichiamo: “donna” equivale al latino “domina” e si traduce “padrona”. Wendy non è padrona a casa sua, non è consapevole del suo personale e unico patrimonio psicofisico, non riconosce i suoi attributi, non rende oggettivo il suo “universo femminile”. Wendy non è “padrona” degli altri, non esercita il suo potere sugli altri, non riconosce l’oggetto esterno, non si oggettiva. Come Narciso è tutta presa dalla ricerca del suo ideale al punto che non lo riconosce come suo e come possibile da raggiungere: l’altra allo specchio. Eppure questa immagine di sé è prodotta dalla stessa Wendy in sogno e da sveglia; in essa proietta le sue fantasie, i suoi desideri, i suoi ideali.

Il “capello” è simbolo dei pensieri , delle idee, del patrimonio intellettivo, del pensiero filosofico, dell’ideale estetico, dell’originalità speculativa, del fascino del sapere. Wendy non è una donna di poco spessore, non è tanto meno superficiale e tende ad approfondire, ma non è soddisfatta delle sue idee e soprattutto non esterna il suo bagaglio intellettivo.

La ”pelle” è l’organo erogeno per eccellenza e ricopre tutto il corpo: Wendy deve acquistare coscienza del suo erotismo e vivere meglio la sua “libido epiteliale”, amandosi e lasciandosi amare dall’altro senza conflittualità inutili o anestesie inopportune e improvvide. Wendy deve far pace con “Eros”, un altro dio greco innamorato di Narciso e da lui regolarmente rifiutato.

Quella che Wendy vede è la sua “immagine ideale” in riferimento all’esser donna interessante, fascinosa ed erotica, vede il suo desiderio allucinato  dell’”Io ideale”. Wendy deve sbloccare se stessa, ma non si vede allo specchio perché non si accetta così com’è e perché così com’è non é quella che vorrebbe essere. Il desiderio allucinato di sé è a portata di mano, ma Wendy non sa afferrarlo. Wendy teme quello che desidera. Si rifiuta per quello che non appare, ma quella fantasia è sua, quella allucinazione deve farla propria e realizzare. L’autocoscienza è a portata di mano, è di fronte a Wendy, è allo specchio e basta afferrarla.

La prognosi si attesta nel recupero del materiale alienato nello specchio e nella ricerca di una migliore autocoscienza che combaci l’“Io reale” e l’immagine dello specchio, l’ideale del desiderio, l’allucinazione che si può incarnare.

Il rischio psicopatologico è rappresentato dal “narcisismo”, la sindrome che si attesta nel rinchiudersi nell’immagine compiaciuta del proprio “Io” con grave compromissione del sistema relazionale e con una pesante caduta della qualità della vita.

Riflessione metodologica: anche questa volta il sogno di Wendy è in “bianco e nero” e ormai le sembra difficile sognare “a colori”. Il sognare in “bianco e nero” è una difesa psicofisica ed è prevalente nelle persone che hanno un livello di tensione alto nella veglia, un regime che turberebbe l’“omeostasi” anche nel sonno qualora il sogno si manifestasse particolarmente acuto a livello affettivo ed emotivo, qualora il quoziente d’angoscia superasse una certa soglia di tolleranza personale. Il “sogno a colori” comporta un’eccitazione del sistema nervoso compatibile con il sonno, per cui il sogno e la censura sono i “guardiani del sonno”. Oltretutto, sognare in “bianco e nero” ha qualcosa di poetico, di crepuscolare, di romantico che si addice a Wendy, la quale parla del suo “Io ideale” con questi termini estremamente belli e significativi : “una donna dal capello lungo color miele che va al capello medio sfilato moro” e ancora “una donna dalla pelle olivastra che va alla pelle chiara imperfetta”. La precisione espressiva è tutta personale e la visione suggestiva attizza la fantasia. Wendy sognerà “a colori”  appena avrà fatto combaciare le due immagini di sé, quella reale e quella allo specchio.

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