“Una conoscente chiede a Iris di usare il bagno.
Lei la invita a salire al piano superiore della sua casa, che però risulta diversa dalla casa reale.
Al secondo piano, peraltro lussuoso e grande, si arriva salendo una scala di legno massiccio, una scala senza parapetti.
La signora non vuole andare in bagno e si ritrovano alla base della scala ad osservare un bimbo che sta scendendo e gli raccomandano di non cadere.”
Il sogno di Iris viaggia spazialmente dal basso verso l’alto, “salire al piano superiore”, per poi procedere dall’alto verso il basso, “si ritrovano alla base della scala” senza averla mai usata. L’ “alto” rappresenta il processo di “sublimazione della libido”, il “basso” simboleggia la realtà concreta esistenziale, “le cose come stanno” per dirla con un modo popolano.
La “conoscente” è l’altro da sé, rappresenta la relazione con se stessa non adeguatamente approfondita per certi aspetti e compensata socialmente dalle amicizie importanti, le vere amiche. Iris proietta sull’amica la condivisione e la soluzione del suo conflitto psichico: la maternità e la maternalità, “osservare un bimbo che sta scendendo e gli raccomandano di non cadere”: un pensare e un fare materno e maternale. Il prezzo è la “sublimazione” della sfera sessuale e delle pulsioni collegate.
Il “bagno” rappresenta l’intimità nel suo versante più ampio, dall’espletamento dei bisogni vitali alla ricerca dell’erotismo, una sfera molto privata e proibita a occhi estranei, una dimensione naturale osteggiata dal moralismo e dalla cultura religiosa. Il “bagno” rientra nell’esercizio della libido generale, “orale”, “anale”, “fallico- narcisistica” e “genitale” con tutte le varanti erotiche dei vari casi.
Il “piano superiore” attesta dell’uso blando, assolutamente normale, del “processo di sublimazione della libido”, un processo difensivo dall’angoscia che dimostra la buona confidenza di Iris con la sua intimità o la sua sfera privata in larga scala, “il piano superiore della sua casa”. La diversità della casa rispetto alla realtà conferma che il sogno si è diretto verso il registro simbolico per trattare la sfera personale in maniera opportunamente camuffata.
La “sua casa” è il simbolo della sua struttura psichica e delle sue funzioni, un tutto psicodinamico evidenziato all’esterno da quel modo di apparire che convenzionalmente si definisce “personalità”.
Il “secondo piano, peraltro lussuoso e grande” è ricco di fantasie e di vissuti, contiene elaborazioni pregiate e materiale esteticamente interessante, quello di Iris.
La “scala” è “di legno massiccio” e “senza parapetti”, a conferma della sostanza delle fantasie e dei desideri sublimati. L’importanza che Iris dà al meccanismo della sublimazione” si può evincere dal fatto che la scala è “senza parapetti”, ha una sua pericolosità, si può cadere. Iris si conosce bene e conosce bene anche le sue limitazioni e le sue sovrastrutture in riguardo alla sessualità, oltre che le sue ardite fantasie e i suoi intimi desideri.
A questo punto del sogno Iris ribalta il quadro, ma ne conferma il significato: “la signora non vuole andare in bagno”. La “proiezione” di Iris conosce bene la sua dimensione intima e, quindi, non sente il bisogno di andare a rivisitare le sue sfere erotiche e sessuali.
E allora va da sé che le due amiche “si ritrovano alla base della scala”: la realtà in atto dove si evidenzia la “libido genitale”, il frutto reale dell’esercizio della “libido”, un figlio concreto che rappresenta l’incarnazione del desiderio, “un bimbo che sta scendendo”, un bimbo non più sublimato nel desiderio, ma concreto al punto che può farsi male, un figlio in carne e ossa che realizza la femminilità coniugandola con la maternità. L’amore materno è possessivo: “gli raccomandano di non cadere”, chiedono al figlio di non essere lasciate dopo tanta gratificazione: classica palpitazione del cuore di mamma.
La prognosi impone di usare in maniera moderata il “processo di sublimazione della libido” e di riservarlo alle emergenze che possono incorrere nell’esercizio della vita. Il motto esistenziale antidepressivo si condensa nel “fare di più e sublimare di meno”.
Il rischio psicopatologico si attesta, qualora il meccanismo della “sublimazione” si inceppa per sovraccarico, nella frustrazione della pulsione sessuale e nella conseguente psiconevrosi isterica con una serie di somatizzazioni elaborate “creativamente” in maniera personale.
Riflessione metodologica: il sogno di Iris induce un approfondimento sul “meccanismo psichico della sublimazione della libido” e in particolare sul suo mancato funzionamento o sul suo uso infausto. Assodato che la “libido” è da intendere come “energia vitale” e non esclusivamente “energia sessuale” (secondo quel “pansessualismo” freudiano su cui tante polemiche e scissioni si sono verificate, Adler e Jung in primis), si deve porre l’accento in primo luogo sulla necessità naturale e positiva della “sublimazione” per il vivere individuale e sociale, oltre che per l’evoluzione della civiltà; di poi la riflessione verte anche sull’uso infausto e maligno della “sublimazione sessuale”. Si pensi a coloro che contraggono voti di castità all’interno di un contesto sessuofobico a valenza più o meno religiosa. A queste persone si richiedono particolari di “sublimazione”, ma la frustrazione dell’istinto sessuale o della “libido” induce disturbi individualmente pesanti e socialmente pericolosi, quali la pedofilia e le perversioni. Anche il senso del peccato o di colpa non serve a contenere le pulsioni impedite, per cui in aggiunta al fallimento della “sublimazione” non resta che il danno di una malattia psicosomatica e il danno sociale. La repressione della “libido” mette a dura prova il meccanismo della ”sublimazione”. Ad esempio, la “xenofobia” non sublimata nella “xenofilia” porta non solo all’odio razziale, ma anche alla guerra, più o meno santa, anche a un “olocausto” quando il delirio paranoico diventa collettivo: “historia docet”, la storia insegna ed è maestra di vita.