“Eli si trova in una stanza che pare un retrobottega.
Una collega le chiede consigli sulla depilazione definitiva.
Eli le indica una lozione da massaggiare.
Passando dal retrobottega al negozio, Eli incontra un’altra collega che sembra debba riprendere la cura delle sue mani.
Reagisce dicendo che lei deve sempre credersi la migliore.
Poi però si guarda le unghie e vede che in realtà hanno lo smalto da risistemare e le dice che questa volta ha ragione.”
Un sogno apparentemente banale e insignificante, ma che in effetti tratta un tema psicosensoriale importante: la “libido epiteliale”, l’erotismo della pelle. Se si riflette sul fatto che il corpo è rivestito di pelle, si evince l’importanza dell’erotismo scatenato dalle carezze e dal massaggio, dai pugni e dal dolore. Se poi si pensa al nostro essere stati bambini al calduccio del corpo della mamma o all’importanza della pelle nella vita erotica e sessuale del nostro esser e adulti, si capisce in pieno quanto importante sia la “libido epiteliale” per un’eccitazione e per un rilassamento, per un amplesso e per un incontro. La pelle ha una valenza mista, affettiva ed erotica allo stesso tempo. La pelle è molto sensibile alle suggestioni e ai fantasmi, la pelle si può esaltare e deprimere, colpevolizzare e anestetizzare, la pelle può diventare rossa e tradire emozioni profonde, la pelle si può facilmente ammalare. La “libido epiteliale” ha una familiarità con i disturbi psichici e le inibizioni psicosomatiche. La pelle non è un semplice contenitore del corpo o una carta d’imballaggio del sistema muscolare. Per questa sua complessità e variopinta fenomenologia la pelle induce notevoli difficoltà alla scienza medica dermatologica nella cura di disturbi apparentemente semplici e stranamente incomprensibili, ma resistenti anche ai trattamenti chimici più drastici. La pelle, oltre ad essere esposta a virus e batteri, parla e dice anche dei nostri conflitti psichici.
Dopo questa ampia delucidazione reperiamo i simboli, gli spostamenti e le condensazioni nel sogno di Eli.
La “stanza” rappresenta la dimensione psichica sociale e la formalità relazionale, mentre il “retrobottega” esprime una vaga intimità professionale o un’altrettanto vaga presenza familiare. Eli esordisce nel sogno esibendo la sua sfera relazionale e sociale.
La “collega” conferma il poco spessore della relazione e la formalità della condivisione.
La “depilazione definitiva” condensa chiaramente nella sua drasticità la “castrazione” della “libido epiteliale” all’interno di una cornice psichica sadomasochistica. Trattasi di perdita definitiva dell’erotismo implicito nella pelle e di una volontaria procurata anestesia: le cellule epiteliali vengono private del loro progetto biologico, rappresentato simbolicamente dal pelo.
Paradosso vuole che Eli consigli una lozione da massaggiare: una carezza inutile per un corpo che aspira all’insensibilità. La “lozione” è simbolo della dimensione magica e della manipolazione forzata della natura: il mago domina la natura o almeno tenta di adeguarla con violenza ai propri fini. Il “massaggiare” include un’intimità erotica, nonostante la possibile formalità professionale dell’atto o della tecnica. Il massaggio resta uno stimolo erotico sensorialmente complesso ed emotivamente contrastato. Rievoca le carezze della solita nostra cara mamma, quelle avute e quelle desiderate, su cui poi si è evoluta la “libido epiteliale” per associarsi ad altri stimoli in appagamento globale della “libido genitale” ossia della vita sessuale. Ricordiamo che il corpo è ricoperto nella sua totalità dalla pelle e che la pelle è il primo organo erotico: il bambino appena nato comunica con la pelle e di poi con la bocca.
Il “negozio” è l’ambito sociale dove si esercita l’arte del fare, l’ergoterapia, la relazione del lavoro. Il “negozio” è molto diverso dall’ ”ozio” che è la relazione interiore con se stesso, l’introspezione, il retrobottega dell’autocoscienza.
Il sogno di Eli procede verso la “cura delle mani”, verso un ambito sempre relazionale, ma contraddistinto da una “libido del fare”: le mani hanno la pelle ossia sono simboli classici della relazione e del tatto, oltretutto sono depositarie di seduzione e di erotismo. Una donna è incaricata a “riprendere la cura delle sue mani”. Eli attesta una buona disposizione verso l’universo femminile, si lascia curare le mani, ma questo trasporto non è esente da rivalità e da competizione. Eli “reagisce dicendo che lei deve sempre credersi la migliore”: ma quanto ha sofferto Eli nella sua infanzia per un fratello o per una sorella che le hanno tolto lo scettro di reginetta della casa e il privilegio apparente di essere figlia unica? Il sogno contiene la competizione e la rivalità fraterna, anche se Eli ha razionalizzato il suo piccolo dramma familiare e ne possiede non solo le coordinate, ma anche le soluzioni.
Le “unghie” rappresentano aggressività sociale e seduzione colorata.
Lo “smalto” rappresenta sempre una seduzione estetica, una “sublimazione” dell’aggressività in maniera che sia socialmente gradevole e gradita.
Il sogno di Eli, così vario ed eccentrico, si conclude con il riconoscimento dell’altro: “dice che questa volta ha ragione”. Il “dare ragione” contiene la consapevolezza sia della necessità del buon vivere sociale e sia dei buoni rapporti da mantenere con il prossimo. Eli è talmente scaltra nelle relazioni sociali che sa dare e sa prendere: amor proprio e riconoscimento dell’altro.
La prognosi pone l’accento sulla tutela della “libido epiteliale” e sul giusto equilibrio tra Eli e l’altro da Eli, la sua persona e il suo ambiente sociale: diplomazia e suadenza non fanno difetto per la verità.
Il rischio psicopatologico si concentra sulle conversioni psicosomatiche di una pelle maltrattata, psicologicamente parlando: la frustrazione dell’erotismo epiteliale riduce l’eccitazione sessuale in buona percentuale. Attenzione alla cornice sadomasochistica che inquadra la trama del sogno di Eli.
Riflessione metodologica: il “sadomasochismo” è una questione clinica attualissima che merita un breve richiamo alla luce del fenomeno tragico dei kamikaze e dei martiri di varia estrazione religiosa. Questi “eroi” di tutti i tempi coniugano la propria volontaria autodistruzione con il mietere il maggior numero di vittime ignare e innocenti, per poi contrabbandarle al cospetto del loro dio come segno di merito e passaporto per un paradiso molto umano e poco divino, molto arcaico e suggestivo, quanto utopico e maligno. Il fenomeno “sadomasochismo” si attesta, secondo le prime formulazioni di Sigmund Freud nei “Saggi sulla sessualità infantile”, nella “fase anale” dell’evoluzione della “libido” dopo il primo anno di vita e dopo la “fase orale”: l’organo erogeno è lo sfintere anale nella sua funzione di trattenere ed espellere le feci, come in precedenza era stata la bocca. Il bambino entra in contatto con il suo corpo e con l’ambiente attraverso la gestione della defecazione, una funzione più o meno gradevole e tormentata. Il bambino sperimenta il piacere dell’espulsione e il dolore della ritenzione. Le feci possono essere anche strumento di manipolazione e di aggressione verso le figure genitoriali, ma è importante il fatto che il bambino si avvia a controllare una sua funzione vitale e delicata. L’erotismo legato a questa fase dello sviluppo psicosessuale e dell’evoluzione della “libido si conserva in maniera sempre benefica nella successiva vita sessuale adulta. Esiste una relazione importante tra la pulsione sadomasochistica e il processo psichico della “sublimazione della libido”, processo con il quale, tra l’altro, si sono formate le religioni basate sulla trascendenza di dio. La questione è degna di migliore comprensione, per cui rimando il lettore a prendere visione della mia analisi del testo freudiano “Totem e tabù”, presente in questo blog.