“Lilia sogna di trovarsi nella stanza di una casa che non conosce e che non ha mai visto.
La finestra socchiusa lascia filtrare una luce biancastra e abbagliante; nello sfondo si intravede una stanza matrimoniale con le tende che svolazzano nella penombra.
Sul letto è distesa la nonna e Lilia ricorda di aver vissuto questa situazione.
A questo punto si vede distesa sul letto e abbracciata alla nonna con la piena coscienza che quest’ultima é morta da tempo.
Per questo motivo Lilia si preoccupa di essere morbosamente attaccata alla nonna e si stacca da lei.
La nonna si offende e sparisce.
Lilia si rende conto che il legame affettivo da parte della nonna era motivato dalla sua necessità di dare un senso alla vita.”
Lilia è una bambina di sette anni, profonda e sensibile, che non ha mai conosciuto il padre e che di conseguenza è vissuta sotto l’ala eccessivamente protettiva della madre; quest’ultima ha sublimato l’angoscia dell’abbandono da parte del marito dedicandosi anima e corpo alla figlia e appagandosi di questa relazione.
Lilia ha maturato in tal modo una forte ambivalenza affettiva verso la madre, un vissuto e un fantasma che si manifestano chiaramente nel sogno.
I simboli sono gli affetti familiari rappresentati dalla stanza, la loro difficile razionalizzazione condensata nella luce, il senso dell’intimità espressa nella stanza matrimoniale, la figura materna spostata nella nonna, la parte negativa della madre condensata nella nonna morta, il bisogno di autonomia psichica implicito nel distacco, la coscienza dell’ambivalenza affettiva e l’aggressività verso la madre intrinseche nell’offesa e nella magica sparizione.
Il dramma psichico della bambina si attesta nella necessità di conciliare la sua dipendenza oppressiva dalla figura materna con il suo desiderio di autonomia.
In una cornice d’intimità emotiva Lilia avverte il pesante legame di una madre sola che ha trovato e trova in esso il senso della sua vita con i mille ricatti colpevolizzanti di un amore immenso ed esclusivo, che pur tuttavia non riconosce l’individualità della figlia.
La prognosi impone alla madre di ridimensionare realisticamente il vissuto affettivo nei confronti della bambina e a quest’ultima di razionalizzare la sua aggressività senza maturare sensi di colpa nella ricerca di un’autonomia possibile.
La psicodinamica del sogno comporta il rischio di una psiconevrosi
fobico-ossessiva con improvvide somatizzazioni.